FRANCIA – L’uso dei gas lacrimogeni sui manifestanti – molti di loro scesi in strada con bambini, anche molto piccoli – è stata una “provocazione sproporzionata” da parte delle forze dell’ordine. Un episodio “spregevole”, del tutto però marginale alla “immensa folla” che ieri ha sfilato per le strade di Parigi.
Questa la lettura e la denuncia che le associazioni de “La Manif pour tous” fanno all’indomani della manifestazione che si è svolta a Parigi contro il progetto di legge Toubira che apre il matrimonio e l’adozione alle coppie omossessuali.
Approvato dall’Assemblea Nazionale, il progetto di legge sarà discusso in Senato a partire dal 4 aprile.
Per esprimere – per la seconda volta dopo il 13 febbraio – il proprio dissenso, ieri sono scesi in piazza migliaia di persone: 300mila per la prefettura di Parigi, un milione e 400mila per gli organizzatori.
Le associazioni avevano chiesto nelle scorse settimane l’autorizzazione a sfilare – come era successo il 13 febbraio scorso – sulla place de l’Étoile, les Champs-Élysées e la place de la Concorde ma il governo non ha concesso ai manifestanti l’autorizzazione e il corteo è stato fatto passare sul viale opposto, senza oltrepassare l’Arc de Triomphe.
Il viale però ad un certo punto – questa la ricostruzione dei fatti secondo gli organizzatori della manifestazione – si è rivelato troppo stretto e alcuni dimostranti hanno cercato all’altezza dell’avenue Foch di rompere la barriera e di penetrare sulla place de l’Étoile. A quel punto la polizia ha cominciato a lanciare gas lacrimogeni “sui manifestanti, sulle famiglie con bambini e sui giornalisti. Maria Chiara Biagioni ha raggiunto telefonicamente Antoine Renard, presidente della Confederazione nazionale delle associazioni familiari cattoliche di Francia, per capire esattamente come è andata.
I giornali parlano di scontri. Ma cosa è successo esattamente?
“Sì, in effetti oggi i giornali non fanno che parlare di questo quando invece sono stati episodi del tutto marginali alla manifestazione. E purtroppo parlano dei disordini per evitare di parlare dell’impressionante manifestazione che si è svolta ieri e che ha riunito un milione e 400mila persone. Vi posso assolutamente assicurare che questa cifra è quella reale. È vero che ad un certo punto il corteo ha cercato di oltrepassare i limiti del percorso stabilito, cercando di penetrare sulla place de l’Étoile. Ma bisogna dire anche che c’è stata una responsabilità chiara da parte della polizia che non ha protetto abbastanza i manifestanti. In piazza, a manifestare, c’erano famiglie con bambini. E le famiglie non avrebbero mai manifestato se avessero saputo sapevano di correre dei pericoli. Quindi per noi c’è stata una provocazione della polizia. Condotta in modo che sui giornali non si parlasse di altro”.
La violenza non è mai un messaggio positivo. Siete stati chiari abbastanza nel condannare ogni forma di aggressione?
“Certo. Gli scontri non erano assolutamente nelle intenzioni degli organizzatori come pure non eravamo a conoscenza di una penetrazione dei manifestanti sulla place de l’Étoile. Abbiamo chiesto alla gente di astenersi da ogni forma di aggressione e violenza, abbiamo invocato la calma. E abbiamo chiesto di resistere a ogni tipo di provocazione. E in effetti nonostante l’uso dei gas lacrimogeni la gente è rimasta calma. La polizia, però, non ha mai cercato di negoziare e non ha protetto la manifestazione e l’uso dei gas lacrimogeni è stato del tutto sproporzionato e spregevole”.
Difendere la famiglia. Si dice che si tratti di una battaglia portata avanti da conservatori. È così?
“No, al contrario. Penso che la famiglia come la pace siano due valori universali. Non è assolutamente una lotta conservatrice: la famiglia è una buona notizia per tutti e per il futuro”.
E ora?
“Ora si spera, si continua a sperare in un sussulto di lucidità da parte del Presidente della Repubblica perché è lui che può prendere in mano la situazione e rendersi soprattutto conto che, contrariamente a quanto dice il suo governo, questo progetto di legge incontra una disapprovazione popolare ampia ed estremamente importante e pertanto sarebbe illegittimo da parte sua non tenerne conto”.
E cosa può fare?
“Può sospendere il dibattito, ritardare il dibattito in Senato, organizzare degli stati Generali e prendere atto della situazione”.
E se non lo farà?
“Se il presidente della Repubblica non interviene, il dibattito comincerà in Senato il 4 aprile e a quel punto interverremmo presso i senatori. In Senato il governo può contare su una maggioranza debole e quindi interverremo sui singoli parlamentari”.
Quali allora le vostre richieste al presidente Hollande?
“Si chiede di prendere atto dell’importanza della manifestazione popolare di ieri, di comprendere che questo dibattito rischia di dividere profondamente i francesi in un momento in cui la Francia ha invece bisogno di coesione per affrontare la crisi economica, finanziaria, politica e sociale. Gli chiediamo quindi lucidità e saggezza”.