Gesù che stringe in mano un pettirosso. È viva questa immagine nei ricordi della mia infanzia e mi sovviene sempre durante questo periodo di Passione, morte e risurrezione: nel tempo della Pasqua.
Tutto ha inizio già nel periodo natalizio: il bambino avvolto in fasce (le bende e il sudario), lo sfondo nero della grotta di Betlemme (l’oscurità e il buio del sepolcro), alcuni artisti hanno disteso Gesù con le braccia aperte nella mangiatoia, o disteso su una piccola croce (prefigurazione della sua morte).
Nei secoli il bambino Gesù è stato raffigurato con i simboli della passione che rimandavano al “piccolo” servo che doveva patire per redimere, già da piccolo “mangiato” per nutrire. In alcune immagini raffiguravano Gesù infante disteso e dormiente su un’ampia croce. Molti santi esortavano i fedeli a riposare sulla croce come il Bambino di Betlemme per ottenere consolazione e pace. Non dimentichiamolo: il Signore ha sofferto dalla culla alla croce (letto d’amore).
Gesù, il pettirosso e quell’immagine descritta in quegli antichi racconti rimanda a Gesù bambino e alla Sua passione e morte in croce. Raffigura il Cuore generoso, capace di pagare di persona per l’altro, una generosità che arriva al dono supremo della Croce.
Il pettirosso che allevia le sofferenze di Gesù, strappando le spine della corona; sbattendo le ali sui tizzoni del fuoco nella grotta di Betlemme per riscaldare il Bambino; piccolo uccello che non domina su nessuno. C’è un filo rosso che ci lega alla croce, al pettirosso e alla vita: il filo rosso che rappresenta l’arteria che fa pulsare il cuore dell’Amore di Dio in noi. In quest’epoca digitale, di social network e di comunicazione globale non possiamo esimerci di indicare in quell’uccellino, icona digitale dei tweet del Santo Padre Francesco e di tutti i cristiani che abitano il web, il significato visibile di coloro che appartengono al Signore Gesù Cristo. Proviamo ad essere discepoli anche con un tweet, nei social network “…confessino intrepidi e, anzi, proclamiamo che Cristo è stato crocifisso per noi. Affermiamolo non timorosi, ma gioiosi, non vergognandoci, ma vantandoci” (cfr. Agostino d’Ippona, Sermone 218/C ,1-2).
Quel ‘rosso sangue’ sia nel petto di quell’uccellino, in questo tempo di Settimana Santa. Una macchia rossa, una goccia di rosso che indica la Croce di Gesù. La Croce è il segno della passione struggente del Dio incarnato per ogni creatura umana. Nella croce di Gesù c’è anche la croce non solo dei bambini, ma tutto il cammino di un’umanità deturpata dalla logica del dominio che genera violenza, sopruso e potenza malvagia. La croce è un amore sconvolgente che rivoluziona il dominio del peccato e della morte.
Ecco i cinguettii di passione; ecco il segno dell’uccellino con il petto rosso. Siano, per chi legge, il segno identificativo di coloro che annunciano che in Cristo è sconfitta la morte e che in Lui ritroviamo la vita. L’uccellino con il petto tinto di rosso: segno della croce di Cristo. Potremmo farlo in molti: una macchiolina rossa (una goccia che richiami la Croce) sul petto di quell’uccellino. Basta un segno per richiamare molte verità dell’amore.