Un futuro di speranza. “Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio – ha detto il Pontefice -: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri…”. “Soprattutto vorrei – ha aggiunto – che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto, c’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio!”. Eppure anche noi, come le donne che andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, possiamo domandarci che cosa significa che Gesù è risorto. “Significa – ha affermato il Santo Padre – che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. Questo può farlo l’amore di Dio”. Questo stesso amore per cui “il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è andato fino in fondo nella via dell’umiltà e del dono di sé, fino agli inferi, all’abisso della separazione da Dio”, “questo stesso amore misericordioso – ha chiarito il Papa – ha inondato di luce il corpo morto di Gesù e lo ha trasfigurato, lo ha fatto passare nella vita eterna. Gesù non è tornato alla vita di prima, alla vita terrena, ma è entrato nella vita gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto ad un futuro di speranza”. Ecco, allora, “che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi, l’uomo vivente”.
I deserti dell’anima. “Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma – ha evidenziato il Pontefice – la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno”. “Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare – ha esclamato -! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona”. Ma “la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite”. Di qui l’invito: “Accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace”.
Pace a tutto il mondo. Lo sguardo del Santo Padre si è allargato a tutto il mondo, domandando “a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero”. Innanzitutto, pace per il Medio Oriente, “in particolare tra israeliani e palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo”. Pace in Iraq, “perché cessi definitivamente ogni violenza”, e, soprattutto, per l’amata Siria, “per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?”. Pace per l’Africa, “ancora teatro di sanguinosi conflitti. In Mali, affinché ritrovi unità e stabilità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche persone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici. Pace nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura”. Pace in Asia, “soprattutto nella Penisola coreana, perché si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione”. Francesco ha, infine, augurato “pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo. La tratta delle persone è proprio la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo – ha ribadito -. Pace a tutto il mondo, dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato”.
Sui sentieri dell’amore. Rivolgendosi alle persone presenti in piazza e a coloro che erano collegati attraverso i mezzi di comunicazione, il Papa ha rinnovato il suo augurio: “Portate nelle vostre famiglie e nei vostri Paesi il messaggio di gioia, di speranza e di pace, che ogni anno in questo giorno si rinnova con forza. Il Signore Risorto, vincitore del peccato e della morte, sia di sostegno a tutti, specie ai più deboli e bisognosi. Grazie per la vostra presenza e la testimonianza della vostra fede”. Francesco ha rivolto un pensiero e un grazie particolare “per il dono dei bellissimi fiori che provengono dai Paesi Bassi”. A tutti ripeto con affetto: Cristo Risorto guidi tutti voi e l’intera umanità su sentieri di giustizia, di amore e di pace”, ha concluso, senza rivolgere i saluti nelle varie lingue. È seguita la benedizione “Urbi et Orbi”.