Un servizio unitario di accoglienza. “Il numero delle persone assistite non cala perché il sistema di accoglienza non funziona”, è questa la denuncia di padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli: “Dopo la chiusura dei centri dell’emergenza Nord Africa il 28 febbraio scorso, gli stessi rifugiati che avevamo accolto tornano a chiedere aiuto. Molti sono costretti a vivere in stabili occupati come il Selam palace di Roma. Lo stesso sta accadendo a Torino”. Padre La Manna è stato sempre critico con la gestione dell’emergenza nord Africa, che “ha sperperato risorse e in alcuni casi non ha messo a disposizione operatori preparati”. E invoca un intervento della “Corte dei Conti per verificare quanti soldi siano stati sprecati”. Di fatto oggi “chiedere asilo nel nostro Paese è estremamente complicato – afferma -, perché si continuano a mettere in atto politiche respingenti nei confronti di chi scappa da guerre e persecuzioni. I viaggi continuano a essere pericolosi e sono ancora troppe le persone che perdono la vita durante le traversate del Mediterraneo”. A suo avviso negli anni è “mancata una volontà onesta di governare il fenomeno, arrivando a situazioni indegne e vergognose come quella di Lampedusa nel 2011”. Padre La Manna chiede perciò “un sistema unitario di accoglienza”, come pure “dei canali umanitari protetti per l’arrivo in sicurezza di uomini e donne costretti a chiedere asilo in Europa”.
Gli effetti della crisi. La crisi ha influito sull’aumento dei bisogni dei richiedenti asilo e rifugiati? “Sicuramente sì – chiarisce Berardino Guarino, direttore dei progetti del Centro Astalli – anche se la causa principale è la mancanza di volontà politica. La permanenza nei centri di accoglienza continua ad allungarsi. Solo pochi ospiti hanno lavorato con continuità e anche nel nord Italia la ricerca di occupazione è difficoltosa. Nel 2012 sono aumentate le donne, soprattutto africane, di età compresa tra i 40 e i 50 anni, che si sono rivolte al nostro sportello alla ricerca dell’ennesimo lavoro di assistenza agli anziani”. Ancora più complicata è la situazione delle famiglie, sia per la difficoltà dei ricongiungimenti, sia perché richiedono “una progettualità più complessa”. Il capitolo più delicato è drammatico è quello delle vittime di tortura: nel 2012 sono state 267 quelle sottoposte a visita per il rilascio del certificato medico legale da presentare alla Commissione territoriale, il 60% in più dello scorso anno. Il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale è costretto a vivere in strada, in edifici occupati o da amici e conoscenti. Con un notevole aumento delle persone affette da problemi psichici anche gravi. “Ci saranno mai un parlamento e un governo che si faranno carico di queste persone?”, si chiede Guarino.
Risorse ancora insufficienti. Critico con i governi precedenti è Laurens Jolles, delegato Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) in Italia: “In passato abbiamo avuto un atteggiamento abbastanza negativo rispetto ai richiedenti asilo – afferma -. Ora è più positivo, ma i fondi stanziati non sono ancora sufficienti”. Jolles apprezza però la recente “volontà del ministero dell’Interno di allargare a 5mila i posti nello Sprar”, il Servizio di accoglienza per i richiedenti asilo. Il nodo critico, a suo parere, è “il sostegno all’integrazione”. Jolles giudica “preoccupanti” alcuni dati presentati nel rapporto: il totale dei pasti distribuiti nel 2012 dal Centro Astalli, 115mila, lo stesso numero dell’anno precedente nonostante il calo di domande d’asilo, “segno che le persone non riescono ad accedere a percorsi di integrazione ma rimangono fermi ai servizi di prima assistenza”; l’aumento del 10% degli utenti che chiedono al centro dei gesuiti di stabilire lì il domicilio, un indicatore del disagio abitativo dei rifugiati. “Condividiamo con il Centro Astalli la necessità di ripensare e razionalizzare il sistema nazionale d’accoglienza – ribadisce il rappresentante dell’Unhcr -, per dare a ogni rifugiato un’accoglienza dignitosa e un percorso di integrazione sostenibile”. Jolles ricorda che prima delle elezioni l’Unhcr ha chiesto a tutte le forze politiche impegni precisi per una legge sul diritto d’asilo. Alcuni hanno inserito questo tema nei programmi. Auspica perciò che “alle intenzioni seguano ora serie iniziative in parlamento”.