Nel 2012 l’Italia ha ricevuto 15.700 domande d’asilo, la metà rispetto all’anno precedente. Ma ci sono state 600 vittime del mare e un aumento di richieste dal Mali e dalla Siria. Nonostante le domande d’asilo siano dimezzate rispetto al 2011 – quando ci furono gli sbarchi dell’emergenza nord Africa in seguito alla “primavera araba” -, la situazione dei richiedenti asilo e rifugiati è sempre più precaria: senza lavoro, senza casa, vivono in alloggi fatiscenti occupati, ritornano a mangiare nelle mense delle organizzazioni umanitarie e mancano i percorsi di integrazione sociale. È la fotografia tracciata oggi a Roma dal Centro Astalli, il centro dei gesuiti per i rifugiati, durante la presentazione del Rapporto annuale 2013. Nelle otto associazioni della rete del Centro Astalli, dove operano 465 volontari e 49 operatori, sono passati lo scorso anno 34.300 richiedenti asilo e rifugiati (21.000 solo a Roma), di cui 439 vittime di tortura. Un numero, quest’ultimo, drammaticamente in crescita. Patrizia Caiffa ha seguito l’incontro per il Sir.
Un servizio unitario di accoglienza. “Il numero delle persone assistite non cala perché il sistema di accoglienza non funziona”, è questa la denuncia di padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli: “Dopo la chiusura dei centri dell’emergenza Nord Africa il 28 febbraio scorso, gli stessi rifugiati che avevamo accolto tornano a chiedere aiuto. Molti sono costretti a vivere in stabili occupati come il Selam palace di Roma. Lo stesso sta accadendo a Torino”. Padre La Manna è stato sempre critico con la gestione dell’emergenza nord Africa, che “ha sperperato risorse e in alcuni casi non ha messo a disposizione operatori preparati”. E invoca un intervento della “Corte dei Conti per verificare quanti soldi siano stati sprecati”. Di fatto oggi “chiedere asilo nel nostro Paese è estremamente complicato – afferma -, perché si continuano a mettere in atto politiche respingenti nei confronti di chi scappa da guerre e persecuzioni. I viaggi continuano a essere pericolosi e sono ancora troppe le persone che perdono la vita durante le traversate del Mediterraneo”. A suo avviso negli anni è “mancata una volontà onesta di governare il fenomeno, arrivando a situazioni indegne e vergognose come quella di Lampedusa nel 2011”. Padre La Manna chiede perciò “un sistema unitario di accoglienza”, come pure “dei canali umanitari protetti per l’arrivo in sicurezza di uomini e donne costretti a chiedere asilo in Europa”.
Gli effetti della crisi. La crisi ha influito sull’aumento dei bisogni dei richiedenti asilo e rifugiati? “Sicuramente sì – chiarisce Berardino Guarino, direttore dei progetti del Centro Astalli – anche se la causa principale è la mancanza di volontà politica. La permanenza nei centri di accoglienza continua ad allungarsi. Solo pochi ospiti hanno lavorato con continuità e anche nel nord Italia la ricerca di occupazione è difficoltosa. Nel 2012 sono aumentate le donne, soprattutto africane, di età compresa tra i 40 e i 50 anni, che si sono rivolte al nostro sportello alla ricerca dell’ennesimo lavoro di assistenza agli anziani”. Ancora più complicata è la situazione delle famiglie, sia per la difficoltà dei ricongiungimenti, sia perché richiedono “una progettualità più complessa”. Il capitolo più delicato è drammatico è quello delle vittime di tortura: nel 2012 sono state 267 quelle sottoposte a visita per il rilascio del certificato medico legale da presentare alla Commissione territoriale, il 60% in più dello scorso anno. Il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale è costretto a vivere in strada, in edifici occupati o da amici e conoscenti. Con un notevole aumento delle persone affette da problemi psichici anche gravi. “Ci saranno mai un parlamento e un governo che si faranno carico di queste persone?”, si chiede Guarino.
Risorse ancora insufficienti. Critico con i governi precedenti è Laurens Jolles, delegato Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) in Italia: “In passato abbiamo avuto un atteggiamento abbastanza negativo rispetto ai richiedenti asilo – afferma -. Ora è più positivo, ma i fondi stanziati non sono ancora sufficienti”. Jolles apprezza però la recente “volontà del ministero dell’Interno di allargare a 5mila i posti nello Sprar”, il Servizio di accoglienza per i richiedenti asilo. Il nodo critico, a suo parere, è “il sostegno all’integrazione”. Jolles giudica “preoccupanti” alcuni dati presentati nel rapporto: il totale dei pasti distribuiti nel 2012 dal Centro Astalli, 115mila, lo stesso numero dell’anno precedente nonostante il calo di domande d’asilo, “segno che le persone non riescono ad accedere a percorsi di integrazione ma rimangono fermi ai servizi di prima assistenza”; l’aumento del 10% degli utenti che chiedono al centro dei gesuiti di stabilire lì il domicilio, un indicatore del disagio abitativo dei rifugiati. “Condividiamo con il Centro Astalli la necessità di ripensare e razionalizzare il sistema nazionale d’accoglienza – ribadisce il rappresentante dell’Unhcr -, per dare a ogni rifugiato un’accoglienza dignitosa e un percorso di integrazione sostenibile”. Jolles ricorda che prima delle elezioni l’Unhcr ha chiesto a tutte le forze politiche impegni precisi per una legge sul diritto d’asilo. Alcuni hanno inserito questo tema nei programmi. Auspica perciò che “alle intenzioni seguano ora serie iniziative in parlamento”.