Vivere una Chiesa con i poveri. I vescovi, con la pubblicazione del loro documento, dimostrano di essere coinvolti nel problema. “In questa primavera 2013 – dicono -, i piani di ristrutturazione delle imprese sembrano accelerare e aumentare. I ripetuti annunci di ridimensionamenti dei posti di lavoro e di licenziamenti fanno piombare i lavoratori e le loro famiglie nella paura del futuro”. Su questa situazione pesano anche le previsioni al ribasso delle prospettive di crescita per il 2013. Previsioni che, purtroppo, lasciano presagire altri licenziamenti e un peggioramento dello stato di salute delle aziende. La Fondazione Abbé Pierre ha presentato il 9 aprile un rapporto sullo stato sociale in Francia dal quale emerge che nel Paese ci sono 3,1 milioni di disoccupati (10,8% in più rispetto allo scorso anno) e che il mese di dicembre 2012 è stato il 19° mese consecutivo di aumento della disoccupazione. La Chiesa di Francia ha deciso di scendere in campo: dal 9 all’11 maggio si terrà un incontro a Lourdes dal titolo “Diaconia 2013: serviamo la fraternità. Vivere una Chiesa con i poveri”. Sono attese 10mila persone da tutto il Paese di cui 2.500 in situazione di precarietà. “Confortati dalla forza delle prime parole e dai primi gesti di Papa Francesco – spiegano i promotori dell’evento – questo incontro permetterà di testimoniare come la Chiesa in Francia si fa vicina ai poveri”.
Il bene comune. Il documento, presentato oggi in assemblea plenaria, è stato scritto dal Consiglio famiglia e società della Conferenza episcopale francese, guidato dal vescovo Jean-Luc Brunin. “Oggi – si legge – è sempre più necessario che la Chiesa prenda la parola per dire la sua solidarietà a coloro che sono colpiti dalla crisi e a coloro che, a diversi livelli, esercitano le loro responsabilità per scongiurarla o correggerne gli effetti negativi”. I vescovi invitano, però, anche a “guardare più lontano” per cercare soluzioni ai gravi problemi. E la via indicata è quella del “dialogo sociale”. Di fronte ai piani di ristrutturazione in atto nelle imprese industriali, agro-alimentari e di servizi e al rischio che tutto ciò comporta sull’occupazione, “non si può dimenticare che l’impresa è una comunità umana”, sottolinea il documento. E secondo l’insegnamento sociale della Chiesa, l’impresa esiste come comunità umana di lavoro dove i lavoratori, i dirigenti e gli azionisti vivono in una dimensione d’interdipendenza per cui devono poter cercare insieme i mezzi per servire il bene comune dell’impresa stessa”. Riduzioni di personale e licenziamenti rappresentano “uno choc, una sofferenza” per le persone coinvolte e i vescovi chiedono a imprenditori e azionisti di prenderli in considerazione per assumere misure adeguate. Allo stesso tempo, invitano gli imprenditori e i rappresentanti sindacali a prendere atto di quelle ristrutturazioni che le evoluzioni tecnologiche e le tendenze di mercato rendono inevitabili. L’appello finale è quello di promuovere il “dialogo sociale in vista del bene comune”, in uno “spirito di giustizia dove gli sforzi sono proporzionati alle capacità di assumerli”.