E’ la crudele e spietata legge del più forte, un po’ quella che i romani definivano: “Mors tua, vita mea”. Un istinto primordiale per cui il pesce più grande e forte mangia quello più piccolo e debole. Una selezione, quella della specie, dettata dalla conservazione e dalla natura stessa, che però in esseri dotati di pensiero, come quelli umani, si spera che non debba prevalere sempre. Se siamo uomini diceva Totò “..e non caporali”. Invece è prevalsa in questo oscuro delitto.
Non un’ombra di pentimento, non un senso di colpa, non un tormento, solo la spasmodica voglia pazza di difendersi contro tutto e contro tutti, noncuranti se per farlo, dobbiamo calpestare quello che ci sta attorno. Da sottolineare anche il dramma della provincia meridionale in Italia e dell’adolescenza: una ragazzina sempre sola, che non dialoga con gli adulti, che non si confronta, lontana da madre e padre, avvinghiata alla cugina più grande, vero esempio da imitare e da emulare, anche se ti trascina in cose più grandi di te che non vorresti o che non dovresti fare, ne’ vedere alla tua età. L’equivoco e il voyerismo, il sedersi a quindici anni a pantaloncini corti sopra le gambe di ragazzi ventiseienni, anche a notte tarda, senza rendersi conto che non tutto è il caso che si faccia, per non indurre pensieri o sensazioni non sempre lecite o corrette.
La vita di Sarah era in bilico tra adulti e bambini ed è per questo che ha parlato troppo di cose intime e personali, svergognando la cugina al paese, per questo è stata “rimproverata” con un po’ troppa violenza dai due donnoni di casa Misseri, a cui è sfuggita la mano nello stringere e tirare troppo la corda al suo esile collo. Ma se un gesto non premeditato e d’impeto si può comprendere anche disapprovandolo, è l’assoluta mancanza di “pentimento” che sconvolge. Quella si, sconvolge veramente. E poi in quel torrido 26 agosto, sotto il sole di contrada Mosca, fra gli ulivi secolari della terra di Puglia, polverosa, bellissima e abbandonata, c’era proprio tutta la famiglia riunita: solidale intorno a quel piccolo minuto corpo biondo: lo dicono i tabulati dei cellulari, che si localizzano tutti vicini e nello stesso luogo, quello della “sepoltura” proprio laggiù dove chi ha amato non vorrebbe mai un suo caro, in fondo a un pozzo nero e spaventoso. C’è poi chi ha “sognato” di vedere i donnoni che litigavano con la piccola e la spingevano in macchina, altri non hanno parlato perché è sempre meglio non impicciarsi. Così nessuno ha visto nulla, ma Sarah è morta a quindici anni, strozzata ed era in un pozzo. A parte il dramma dell’omertà, figlia di una certa cultura , che si spera le nuove generazioni del sud si scrollino di dosso, c’è il dramma oscuro e tenebroso, incomprensibile, della mancanza di pentimento. Il non riconoscere una colpa, non piangere, il perseverare nell’errore. Questo è anche il dramma della mancanza di Dio.