Di Giovanna Pasqualin Traversa
Stupore e sconcerto perché “una rivista prestigiosa come ‘Nature’ non si era mai schierata in quella che sembra una vera campagna ideologico-strumentale”. Il sospetto è di un ennesimo attacco al Vaticano e a “chi si batte per la tutela dell’embrione umano, persona fin dalle sue prime fasi”. Non usa mezzi termini monsignor Tomasz Trafny, responsabile del Dipartimento “Scienza e fede” del Pontificio Consiglio della cultura, nel commentare al Sir l’editoriale apparso il 16 aprile su “Nature” e rilanciato dai principali quotidiani del nostro Paese. Nell’attaccare duramente il sì del Senato italiano, lo scorso 10 aprile, al decreto del ministro della Salute, Renato Balduzzi, che dà il via libera al cosiddetto “Metodo Stamina” per chi abbia già iniziato la terapia – provvedimento ora all’esame della Camera -, “Nature” mette sotto accusa anche la Conferenza internazionale sulle cellule staminali adulte promossa la scorsa settimana in Vaticano dallo stesso Pontificio Consiglio, NeoStem, Stem for Life Foundation & Stoq International. “Una performance senza ritegno”, la definisce l’editoriale, con “aziende e scienziati che cercavano in tutti i modi di caldeggiare il passaggio accelerato alla pratica clinica delle loro terapie”.
Monsignor Trafny, “Nature” vi accusa di avere diffuso “informazioni fuorvianti” in materia di terapie a base di cellule staminali, di alimentare false speranze e non avere lasciato spazio al dibattito scientifico…
“Sono sorpreso e sconcertato. È inquietante che una rivista prestigiosa e internazionalmente riconosciuta si sia prestata a questo gioco manipolatorio, esprimendo un generico giudizio morale anziché una valutazione sui contenuti presentati al convegno, dei quali nemmeno parla. Il nostro non è stato un classico convegno scientifico per dare spazio al dibattito tra scienziati, perché non è questa la nostra mission. Il Pontificio Consiglio della cultura ha l’obiettivo di stabilire un dialogo con la comunità scientifica e rendere le ricerche scientifiche accessibili ai non specialisti. I nostri primi interlocutori sono vescovi, docenti delle università cattoliche o pontificie, ambasciatori presso la Santa Sede. Il nostro è stato un incontro di taglio divulgativo; per questo non è stato previsto alcun dibattito”.
Alla Conferenza hanno partecipato autorevoli ricercatori…
“I ricercatori intervenuti ci hanno semplicemente aiutato a comprendere quanto sta accadendo all’interno di una ricerca molto delicata e complessa come quella sulle cellule staminali adulte. L’organizzazione di convegni strettamente scientifici non compete a noi, bensì alla Pontificia Accademia delle scienze e alla Pontificia Accademia per la vita”.
Perché, secondo lei, per rilanciare l’allarme della comunità scientifica internazionale sul metodo della Fondazione italiana “Stamina” – che prevede la somministrazione di cellule mesenchimali a pazienti con malattie neurologiche ma non è ancora approvata – “Nature” si scaglia anche contro il vostro convegno?
“Noi non abbiamo nulla a che fare con la vicenda della Stamina Foundation, che è solo italiana. Non abbiamo mai incoraggiato scorciatoie, e lo abbiamo ribadito a chiare lettere anche alla Conferenza. La Chiesa incoraggia e sostiene la ricerca scientifica d’eccellenza, sottolineando la necessità che i ricercatori siano consapevoli delle sue conseguenze etico-morali e delle applicazioni che produce. Nessuno ci può accusare di voler spingere in qualche direzione; questo è falso. Come non è corretto insinuare che interferiamo nelle vicende italiane. Il mio sospetto è che si tratti dell’ennesimo attacco a una nostra iniziativa. Si sente tranquillamente definire la ricerca embrionale ‘promettente’; quando invece noi parliamo di ricerca sulle staminali adulte, eticamente accettabile, e veniamo accusati di vendere false promesse”.
Che cosa c’è dietro il “silenzio” che circonda la ricerca sulle staminali adulte, quando non vi è addirittura il tentativo di stroncarla?
“Penso a molteplici fattori: tra questi gli enormi investimenti economici e in risorse umane delle aziende e dei laboratori che fanno da anni ricerca embrionale. Ma ci sono anche motivi ideologici: alcuni non riescono ad accettare la nostra sensibilità verso lo statuto dell’embrione umano, persona fin dalle sue prime fasi. Siamo tacciati di oscurantismo per il fatto che ci battiamo per la tutela di ciò che molti considerano solo un insieme di cellule. Quando il nazismo avviò un massiccio e programmato sterminio di vite umane, la Chiesa venne accusata di avere fatto troppo poco per difendere la vita. Oggi, per interessi e motivazioni differenti, si compiono stragi analoghe anche se in forme diverse, ma si critica la Chiesa perché attraverso la tutela degli embrioni difende la stessa causa. È il Vangelo a chiederci radicalità nell’affermare la sacralità e l’inviolabilità della vita umana; un principio cui non possiamo certo venir meno”.
In conclusione: che cosa si sarebbe aspettato da “Nature”?
“Il problema non è l’opinione espressa sul convegno, ma la mancanza di professionalità dimostrata nell’associare noi alla vicenda ‘Stamina’. Credenti o non credenti, siamo tutti concordi sulla necessità che la ricerca biomedica segua criteri metodologici rigorosi e passaggi obbligati: la fase di laboratorio, la verifica della comunità scientifica, l’approvazione degli enti regolatori predisposti, la sperimentazione clinica nelle sue varie fasi e infine l’approvazione definitiva e la registrazione del protocollo. Sul caso ‘Stamina’, ‘Nature’ poteva tranquillamente sollevare l’eventuale questione della supposta mancanza di alcuni di questi passaggi, ma è davvero inquietante l’insinuare una nostra intenzione di schieramento per qualche ‘dubbio’ protocollo di ricerca, accusandoci di vendere false speranze”.