La mobilitazione continua. La reazione delle Associazioni familiari cattoliche di Francia arriva solo in tarda serata. La Confederazione fa parte del cartello delle oltre 30 associazioni riunite sotto la sigla de “La Manif pour tous”: da mesi si stanno mobilitando per contrastare il progetto di legge presentato dal ministro per la giustizia Christiane Toubira e sono riuscite a portare in piazza milioni di persone, a Parigi e in altre città della Francia, facendo parlare di sé l’Europa intera. Nonostante ciò, il presidente Hollande non le ha mai convocate. Ed è questo l’atteggiamento più contestato oggi dall’associazionismo d’oltralpe. “Questo voto – scrivono le associazioni familiari – in linea con il modo in cui il governo ha condotto il dibattito, indebolisce seriamente la fiducia dei francesi nei loro dirigenti politici e crea, in luogo di una ‘pacifica Francia’, una frattura irreversibile della società francese”. Ciò che dunque le associazioni contestano è il modo in cui governo e presidente della Repubblica hanno evitato di ascoltare le ragioni dell’opposizione accelerando il processo che ha poi portato ieri all’approvazione del progetto di legge. “L’approvazione definitiva della legge – assicurano le associazioni familiari – non segna la fine della mobilitazione”. La Confederazione starà quindi in prima fila e “seguirà con interesse le azioni istituzionali che verranno promosse nei prossimi giorni”, per la “promozione del matrimonio e la filiazione così come sono ancora definiti dal codice civile e dal codice di famiglia e così come sono vissuti dall’immensa maggioranza delle famiglie in Francia”.
Richiesta di un Referendum e ricorso alla Corte Costituzionale. Le manifestazioni che hanno contrassegnato l’iter parlamentare proseguiranno e in modo pacifico, assicura la Manif pour tous. Sono previsti raduni di piazza il 5 e il 26 maggio a Parigi. Una delle portavoce più ascoltate delle associazioni, Frigide Barjot, ribadisce che il movimento di protesta resta “apolitico”. L’obiettivo è quello di arrivare a convincere il presidente Hollande ad indire un referendum popolare. In campo sono scesi anche i senatori dell’Ump, principale partito di opposizione, che hanno deciso di depositare alla Corte costituzionale un ricorso contro la legge anche sulla base del nodo legato all’adozione piena. In un comunicato i senatori spiegano che il ricorso si fonda sulla base di alcuni principi che nel corso dell’approvazione della legge non sono stati rispettati: l’insufficienza dei lavori preparatori; il fatto che “la definizione del matrimonio, principio fondamentale riconosciuto dalle leggi della Repubblica, non può essere modificato da una semplice legge”. E, infine, la costatazione che “le disposizioni relative alla filiazione adottiva violano il principio del diritto al rispetto della vita privata familiare, il principio della dignità della persona e quello dell’uguaglianza, tutti principi fondamentali riconosciuti dalle leggi della Repubblica”.