I soci dell’Azione Cattolica Italiana, storica associazione del laicato che nel solco del Concilio Vaticano II anima la vita religiosa e culturale delle parrocchie (350mila tesserati e almeno altrettanti partecipi alle iniziative parrocchiali), è scesa in campo nella campagna “Uno di Noi”. Dopo il lancio della raccolta firme sul sito internet si appresta a farlo con le presidenze diocesane che si riuniranno nei prossimi giorni a Roma. Ne parliamo con il presidente nazionale Franco Miano.
Quali sono gli elementi che ritiene più significativi di questa campagna di raccolta firme?
“Direi due: il primo è di carattere contenutistico e consiste nel far crescere la sensibilità attorno a questo tema della difesa dell’embrione umano. Chiaramente esige un’ampia riflessione attorno al riconoscimento della uguale dignità dell’uomo, dal concepimento alla morte naturale, dignità che fonda i valori di libertà, giustizia e pace che sono poi alla base del vivere insieme. Per riconoscere questa dignità umana occorre un approfondimento culturale che deve poggiare su due prospettive: quella antropologica da un lato e quella sociale dall’altro. Il secondo elemento riguarda invece i valori di cittadinanza”.
In che senso?
“Nel senso che questa campagna ci parla della possibilità di far sentire la cittadinanza comune come appunto un valore in sé, per il fatto di potersi esprimere e chiedere pubblicamente la tutela di qualcuno o qualcosa, nel nostro caso dell’embrione umano. L’Azione Cattolica è molto sensibile ai valori della cittadinanza e visto che siamo nell’anno della cittadinanza, la nostra associazione vede auspicabilmente un di più di partecipazione democratica, evidenziando in questo caso che si possa e si debba guardare all’uomo nella sua interezza e alla sua integrale dignità”.
Cosa avete in animo di fare come associazione per raccogliere le firme tra i vostri associati?
“Il via da parte nostra all’opera di sensibilizzazione avverrà domani a Roma, dove raduneremo circa 800 associati delle presidenze diocesane da ogni parte d’Italia. Nel nostro convegno, che si terrà dal 26 al 28 aprile alla ‘Domus Pacis’, avremo modo di fare una prima azione di lancio con i presidenti e i membri delle presidenze diocesane, così che poi loro nei rispettivi territori possano attivare adeguate iniziative di presentazione e raccolta firme. Stiamo poi attivando tutti i nostri mezzi di comunicazione interni e non, dal sito internet alle riviste, per predisporci adeguatamente alla Giornata nazionale del 12 maggio”.
Che previsioni fa sulla raccolta?
“Mi auguro che gli italiani rispondano con generosità anche se sappiamo che sono più facili le battaglie ‘contro’ qualcosa che quelle ‘per’ qualcosa. Oggi siamo un po’ tutti più portati alla polemica e meno ad atteggiamenti costruttivi. Quindi la raccolta firme si dimostrerà, penso, anche un’occasione per recuperare un atteggiamento ‘per’ anziché uno ‘contro’”.
Se dovesse in uno slogan sintetizzare il perché è giusto difendere l’embrione, cosa direbbe?
“Perché firmare vuol dire dare voce a chi non ce l’ha. Mi sembra la più semplice delle risposte, perché si dà dignità a chi non può rivendicarla da solo. E’ una specie di invocazione perché la società si occupi di tutte le sue dimensioni, anche le più deboli e invisibili, invece che solo di quelle forti e rumorose”.
Crede che la battaglia per l’embrione possa assumere un connotato trasversale alle diverse culture e visioni del mondo?
“Me lo auguro anche se può essere difficile. La speranza è che si possa creare attorno al valore della vita il concetto molto semplice che la vita stessa è ‘di tutti’. Così almeno dovrebbe essere, un valore scoperto e riscoperto”.
Pensa che i politici di ispirazione cattolica riescano a far sentire la loro voce all’interno dei diversi schieramenti in cui si trovano?
“Anche questo è molto auspicabile. La vita non ha un colore politico, speriamo che si facciano sentire, anche se al momento la congiuntura politica appare alquanto difficile e strana”.
Come vede l’impegno complessivo del mondo cattolico su questa iniziativa?
“Mi pare ci siano buone premesse. La Chiesa italiana è schierata per la vita, i parroci daranno il loro sostegno e i laici sono pronti con le loro associazioni ad animare la campagna. Occorre iniziare a lavorare”.