SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolta il 30 Aprile presso l’Auditorium Comunale di San Benedetto del Tronto l’Assemblea aperta tra sindacati, categorie del pubblico impiego, personale del settore sanitario e cittadinanza, inserita nell’ambito delle attività di sensibilizzazione e protesta che fanno seguito all’interruzione delle trattative con la direzione di Area Vasta di cui potete leggere qui.
I sindacati hanno voluto, tramite questo incontro, informare la popolazione sull’allarmante situazione della sanità in regione, presentando le attuali condizioni del settore, che deve far fronte a continui tagli, carenza di personale nei reparti e un alto ammontare di ferie non pagate. “Era necessario” afferma Giuseppe Donati, della FP, “uscire dalle stanze della politica per informare gli utenti e il pubblico di quello che sta succedendo, ma soprattutto per far loro comprendere chi detiene le responsabilità della situazione attuale.” Il malcontento degli utenti trova infatti sfogo agli sportelli e nei reparti, su quella stessa fascia del personale su cui più pesa il costo dei tagli.
“Se dobbiamo ridurre gli sprechi,” continua, “forse dovremmo considerare come tale la stessa ASUR, che nega del tutto l’utilità delle Aree Vaste. È necessario che alle Aree Vaste sia conferita personalità giuridica e indipendenza nelle scelte: è inaccettabile che oggi un direttore di Area Vasta non abbia la possiblità di assumere un ausiliario senza l’autorizzazione dell’ASUR.”
Presso l’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno il personale di assistenza nei reparti è stato ridotto fino al 30%, mentre la gestione dei pazienti ricoverati dal PS è incontrollata e vede decine di appoggi e letti bis. Le tecnologie necessarie al buon funzionamento dell’ospedale sono obsolete, quando non del tutto assenti.
Nell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto mancano perfino strumenti tecnologici di radiologia basilari, mentre la carenza di personale di assistenza ha prodotto la chiusura di alcuni reparti e il ridimensionamento di altri, per un totale di -51 posti letto.Le liste d’attesa, anche per le operazioni, sono in aumento e le attività sanitarie sul territorio sono insufficienti e in forte ritardo rispetto alle necessità della popolazione.
Secondo Roberto Fioravanti della RSU “i numeri hanno un valore in sé, ma essi vanno interpretati per meglio comprendere l’impatto che hanno sulla vita delle persone e come incidono sui servizi. La crisi non può giustificare ogni scelta in termini di riduzione dei servizi e anche l’immobilismo, il prendere tempo è una scelta.”
Da parte del pubblico si è alzata più volte la richiesta di azioni concrete di protesta. Secondo Elisa Floridi, coordinatrice di blocco operatorio, “anche questa richiesta è un segno dei tempi: mostra il malcontento generale all’interno della cittadinanza nel momento in cui vede minacciato il suo diritto costituzionale alla sanità. Noi, all’interno dei sindacati, finora abbiamo solo creduto a promesse vane, ma è arrivato il momento di tornare nelle piazze, riappropriandoci del ruolo sindacale che ci è proprio e permettendo al popolo di riappropriarsi di questa grande arma politica che è il sindacato.”
Dai sindacati si è levata anche la denuncia dell’assenza della politica locale, nella persona del sindaco o di un suo rappresentante, da un’assemblea che pure riguardava da vicino gli interessi della cittadinanza.