Di Francesco Rossi
Riscoprire e valorizzare la “specifica e originaria dimensione sociale” della famiglia. Dalla consapevolezza della famiglia come “prima società naturale” e “modello di comunità” alla quale società e Stato devono fare riferimento prende le mosse il Documento preparatorio per la 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani (Torino, 12-15 settembre 2013), presentato questa mattina a Roma. Il testo, articolato in tre sezioni, parte dalla “struttura profonda della famiglia, al cui centro stanno la dignità della persona e la sacralità della vita umana”, per poi affrontare “il legame tra la famiglia e la società” e infine “l’intreccio strettissimo tra la famiglia e le dimensioni del lavoro e dell’economia”. L’argomento “non può essere ridotto a una questione interna alla Chiesa o a un tema eticamente sensibile ma nel perimetro della confessione cristiana”, ha esordito monsignor Domenico Pompili, sottosegretario Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, introducendo la conferenza stampa.
Ragioni di bene comune. Obiettivo del Documento, ha rimarcato il presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, è suscitare “confronto e approfondimento su quel che sta avvenendo intorno alla famiglia, al di là di pregiudizi e ideologie, per cogliere le tante ragioni di bene comune, condivisibili da molti”. Di famiglia è la quarta volta che si parla nell’ultracentenario cammino delle Settimane create dal beato Giuseppe Toniolo, e a Torino lo si farà “nella prospettiva specifica delle Settimane Sociali, per contribuire alla ricerca e formazione di cammini di bene comune”.
Quale mondo costruire. L’appuntamento torinese, ha aggiunto Miglio, “vuol essere un invito a guardare avanti con fiducia e realismo”, avendo come orizzonte “il mondo che vogliamo costruire” e “quale società civile vogliamo far crescere”. Il sociologo Luca Diotallevi (vicepresidente del Comitato), da parte sua, ha proposto tre provocazioni “a tutta la comunità civile italiana”. La prima: “Siamo solo uno Stato o anche una Repubblica?”, consapevoli che “la Repubblica ha dei pilastri fondamentali, uno dei quali è la famiglia” e al suo interno lo Stato è solo “un pezzo”. Quindi l’invito a riconoscere i diritti, che “non sono un prodotto delle leggi, qualcosa che si può dare o togliere”. Infine, “siamo in grado di riconoscere qualcosa di speciale nell’amore tra un uomo e una donna?”, ha chiesto il sociologo rispondendo alle polemiche sul “gender”.
Famiglia e lavoro secondo la Costituzione. Tra le sollecitazioni contenute nel Documento, i richiami alla libertà educativa, a una “sussidiarietà fiscale”, all’unità familiare degli immigrati. Ma, prima di tutto, il valore che la Costituzione italiana riconosce alla famiglia – come “luogo di rilevanza sociale e pubblica” – e al lavoro – poiché “garantire l’esistenza e la qualità del lavoro significa assicurare libertà e dignità alla famiglia che tramite esso vive e cresce” -. Il Comitato organizzatore delle Settimane Sociali, nel testo, invoca il “riconoscimento pieno dell’autonomia e della parità scolastica” per garantire “una vera libertà educativa”, assieme all’auspicio di un “rilancio del protagonismo della famiglia nel gestire strutture educative”.
Sussidiarietà fiscale e politiche migratorie. Sul piano della tassazione, la richiesta è di dare “precedenza al risparmio fiscale rispetto all’assistenza sociale”: un cambio di prospettiva che prende il nome di “sussidiarietà fiscale” ma chiede di lasciare alle famiglie “la possibilità di gestire le risorse che hanno autonomamente guadagnato”. Infine, il Documento presta attenzione alle sempre più numerose famiglie migranti, chiedendo politiche che tutelino “il diritto all’unità familiare” e favoriscano “un processo condiviso d’integrazione”, concedendo tra l’altro il “diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia”, prevedendo “cammini educativi di partecipazione” e “l’attribuzione del diritto di voto amministrativo agli immigrati regolarmente presenti nel nostro Paese”.