Hanno superato quota 6 milioni i followers del Papa se si sommano gli account nelle 9 lingue ora disponibili. Quello principale, in inglese (@Pontifex), ne conta 2.474.133; è seguito dallo spagnolo con circa 2.256.837. Poi vengono l’italiano (704.911), il portoghese (299.301), il francese (133.319), il tedesco (102.160), il polacco (84.046) e l’arabo (57.387). Ma prima di questi ultimi due ci sono i “seguaci” dell’account in latino: 92.813. A fornire i dati aggiornati al Sir è monsignor Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, che non nasconde la sua sorpresa per i numeri in latino. Lingua, questa, riflette mons. Tighe, che “si sposa bene con il modo di comunicare di Papa Francesco e che aiuta a pensare con precisione e sobrietà”.
Mons. Tighe, 6 milioni di followers è un vero e proprio boom per l’account del Papa.
“I dati dicono questo. Dal lancio dell’account, nel dicembre 2012, ad oggi, si è rilevata una crescita continua, che ha subito un’accelerazione con l’attenzione creata dall’elezione di Papa Francesco. Molta gente nel mondo ha scoperto l’esistenza di un profilo Twitter ufficiale del Pontefice. C’è stata la possibilità di parlarne e, forse, è cresciuta la visibilità. Abbiamo registrato un incremento nei followers, in modo particolare tra quelli di lingua spagnola. Ma c’era da attenderselo, viste le origini di Papa Francesco. Potremmo dire che si è rivelata molto strategica e, in un certo senso, provvidenziale la decisione di creare un account del Papa”.
In queste settimane è anche cresciuta la frequenza dei tweet. Il Papa dei gesti si afferma, quindi, come efficace comunicatore della Rete?
“Il ritmo dei tweet è aumentato. Si tratta, ovviamente, di una decisione approvata dal Pontefice. Lo stile comunicativo di Papa Francesco si adatta molto ai tweet. Il suo modo di comunicare è essenziale e immediato. Usa un linguaggio diretto e molte metafore, che colpiscono chi ascolta. Parla per frasi brevi, spesso suddivise in tre punti o tre parole, quasi fosse un metodo d’insegnamento: ‘Vi lascio tre parole, tre suggerimenti, tre consigli…’. E poi c’è un dato molto importante: quando il Papa parla davanti alle folle, in piazza San Pietro o in altri luoghi, è come se si rivolgesse a ogni singola persona. Riesce a toccare il cuore di tutti i presenti. Ognuno sente sue le parole del Pontefice. Questo aiuta molto”.
I 140 caratteri di un tweet non sono pochi per una comunicazione efficace?
“Non sono pochi. La maggior parte dei versetti del Vangelo ne ha di meno: pensiamo alle Beatitudini, che sono molto più brevi. Circa l’efficacia di questa forma di comunicazione mi piace ricordare, ancora una volta, la parabola del buon seminatore: il seme cade su un terreno sassoso o in mezzo ai rovi dei pregiudizi negativi e soffoca, ma cade anche su un terreno buono e disponibile e così porta frutto e si moltiplica. La parola del Papa può incontrare un’accoglienza entusiastica, ma anche un rifiuto. Certamente, però, in tanti possono sentire il Papa più vicino, possono ascoltare in silenzio una parola per loro da condividere con altri followers. Insomma, un punto di partenza per sviluppare un dialogo profondo alla luce del Vangelo. Twitter, in questo, è un’ottima strategia: un pensiero breve ha più possibilità di stimolare la riflessione o incoraggiare la gente a tornare a leggere un discorso”.
Come vengono accolti i tweet del Papa? Quali risposte si riscontrano?
“Quando il Papa twitta, ci sono molte reazioni nel mondo. Le risposte sono sempre più positive. L’obiettivo è che i tweet del Santo Padre suscitino domande tra le persone di differenti Paesi, lingue e culture. Queste domande potranno, a loro volta, essere affrontate dai credenti e dai responsabili delle Chiese locali. La sfida per la Chiesa nel mondo dei nuovi media è stabilire una presenza ramificata, capillare. Il Papa inizia il dialogo, poi tocca a noi – Chiese locali, istituzioni, credenti tutti – procedere con le risposte. La presenza del Papa su Twitter rappresenta una voce di unità e di guida. Con l’obiettivo di creare un link, stabilire un contatto. Come spesso accade quando s’invia un sms a un amico scrivendo: ‘Ti sto pensando’. La comunicazione è sempre tesa a creare legami. E, in particolare, per Papa Francesco è tesa a costruire ponti con tutti, soprattutto con chi vive nelle periferie, come ha detto più volte”.
Siamo ormai alla vigilia della 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra il 12 maggio con il tema “Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. Quale messaggio giunge dalla presenza del Papa su Twitter? Può essere vista come una nuova forma di servizio al Vangelo?
“La scelta di Benedetto XVI e, ora, di Francesco di avere un profilo ufficiale del Papa è davvero coraggiosa. E intende dare visibilità anche in Rete all’annuncio del Vangelo. Si tratta di un altro modo di condividere la Parola con il mondo. È una presenza che può far nascere domande, suscitare un interesse per la fede, un primo incontro con il Vangelo… Per alcuni – è chiaro – si tratta di un inizio, sostenuto da un linguaggio d’impatto, che aiuta ad aprire la porta. È una proposta che nel contesto del mondo digitale invita alla riflessione. Le nuove tecnologie hanno costruito un nuovo ambiente e per noi è molto importante trovare il modo di essere presenti”.