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Gestore sull’orlo di una crisi di nervi, dice stop alle macchinette

PROVINCIA – In questi giorni si fa un gran parlare di gioco d’azzardo patologico e delle sue ignare vittime, costrette ad indebitarsi fortemente e spesso illegalmente, lapidando interi stipendi e ponendo intere famiglie sul lastrico. Gente disperata, che ha perso il lavoro, in cerca di facili guadagni, rovinata nel tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche e trascurando i normali impegni della vita per dedicarsi al gioco.

In base ad un recente studio condotto dall’Associazione “Nuove Dipendenze”, nel 2011, un giovane su due di età inferiore ai 19 anni ha giocato con soldi.  In Abruzzo tale percentuale sale: giocano il 64% di maschi, contro il 57% della media nazionale, e il 43% di donne, rispetto al 37% della media nazionale. Si tratta per lo più di giovani adulti tra i 20 e i 30 anni, disoccupati o senza autonomia lavorativa.

A fronte degli spiacevoli episodi accaduti a Palazzo Chigi di recente, l’attentatore, tale Luigi Preiti, pare soffrisse di disturbo cronico da ludopatia, una patologia così insidiosa dalla quale è difficile uscirne, anche in maniera definitiva, se non con le dovute cure presso centri specializzati e attraverso terapie idonee, come la psicoterapia, la terapia farmacologica e il ricorso a gruppi di auto-aiuto, per esempio i Gamblers Anonymous – Scommettitori Anonimi. Un padre di famiglia come tanti, insomma, che ha perso il lavoro, e che è stato divorato lentamente dal demone del gioco.

La ludopatia come piaga sociale rappresenterebbe, quindi, un’emergenza a livello nazionale. Sono molte le persone che ricorrono al gioco con la speranza di una vincita facile e immediata, tanto da potersi definire una vera e propria patologia, al pari di altre patologie da dipendenza, come droga o alcol, che rientra nell’area delle cosiddette ‘dipendenze senza sostanza’. Basti pensare che la sola provincia di Teramo, secondo i dati raccolti dalla Questura, si colloca al terzo posto su scala nazionale per spesa pro capite per scommesse con 1.858 euro, contro una media nazionale di 1.300 euro circa (dati AAMS), detenendo un record non troppo onorevole. In Abruzzo le famiglie investono nel gioco d’azzardo il 6,5% del proprio reddito, collocandosi ai vertici delle statistiche nazionali. Tali dati sono, peraltro, suffragati dal considerevole numero di licenze rilasciate dalla Questura di Teramo, per l’apertura di nuovi centri scommesse o sale Videolottery, ben 52 in soli due anni.

Tuttavia, l’esempio coraggioso di un concittadino teramano ci fa essere fiduciosi circa il futuro, nella speranza che altri emulino il suo gesto. In un’intervista rilasciata a Repubblica.it (ascolta qui la video intervista http://video.repubblica.it/cronaca/bar-elimina-le-slot-i-clienti-dimenticavano-i-figli-in-carrozzina/127362/125864?ref=HRESS-2) il signor Emilio Marinucci, con il bene placido di suo figlio e della proprietaria, sua moglie, gestore del bar Fantasy di Garrufo, frazione di Sant’Orsola, Teramo, ha deciso di rinunciare al luccichio sfavillante dei videopoker e alla promessa di guadagni allettanti. Marinucci stacca la spina alle slot e accende il clamore (mediatico) su di sé. “Vedevamo entrare ‘sti tizi già torbidi, uscivano che erano ancora più torbidi! – ha dichiarato il signor Marinucci – Se la prendevano con le macchinette… e abbiamo mollato!” Stanco di vedere troppe famiglie rovinate dal gioco ha deciso di eliminare le macchinette dal suo bar e di rimpiazzarle con flipper e calcio balilla. “C’era gente che restava incollate alle macchinette anche un giorno, due… – ha affermato Marinucci – arrivavano a chiusura e li sbattevo fuori, per poi presentarsi di nuovo la mattina alle sei all’apertura, che volevano giocare.” Il signor Marinucci si dice preoccupato, in particolar modo, per i giovani del suo paese a cui ha voluto dare il buon esempio, oltre che la speranza di un futuro migliore lontano dal tarlo del gioco d’azzardo, rinunciando in prima persona agli introiti lucrosi delle tre macchinette che possedeva, circa 20-25 mila euro l’anno.

La speranza è che molti altri gestori e titolari di bar e affini possano seguire l’esempio del signor Marinucci e della sua famiglia. Che il bar Fantasy di Garrufo sia il motore per un cambiamento radicale di costume dell’odierna società italiana.

 

Ilaria Mungo: