Oltre al sindaco Giovanni Gaspari e alla dirigente scolastica Elisa Vita erano presenti il colonnello Antonino Silvestri in rappresentanza del 235° Rgt. “Piceno”, il comandante della Capitaneria di Porto di San Benedetto Michele Castaldo e il comandante della compagnia Carabinieri Giancarlo Vaccarini.
Nel saluto la dirigente Vita ha accolto con piacere l’opportunità offerta ai ragazzi di approfondire i temi dello stragismo e del terrorismo e ha invitato gli studenti a formarsi costantemente per far accrescere in loro un senso di cittadinanza consapevole e democratica che permetta loro di condannare in maniera forte ogni atto di terrorismo.
“Abbiamo pensato di invitare un ricercatore giovane e brillante – ha spiegato il Sindaco – a parlare ai giovani perché il linguaggio potesse essere diretto. San Benedetto sente molto questa ricorrenza, non solo perché si ricorda il 35esimo anniversario della morte di Aldo Moro, ma anche perché San Benedetto è stata scenario di eventi luttuosi che hanno segnato la storia della città. Molti ragazzi della vostra età – ha proseguito Gaspari – negli anni ‘70 si sono persi dietro le ideologie che inseguivano i brigatisti e oggi c’è la necessità di conoscere per non cadere di nuovo in passi falsi che hanno solo portato ad una ondata di violenza e terrore”.
Nel suo intervento il prof. Orsini, partendo dalla domanda “cosa accade nella vita di un ragazzo che intende aderire a una formazione terroristica?” e raccontando le storie di uomini e donne che si sono radicalizzati nei fenomeni terroristici, ha fornito alcuni dati per far capire agli studenti l’imponenza del fenomeno.
“Il terrorismo non appartiene al passato – ha esordito Orsini – tra il 1970 e il 2011, sono state 2.900 le persone considerate terroristi di diversa estrazione, di cui solo 536 sono stati condannati in via definitiva. I brigatisti sono persone normali, prevalentemente laureati con una cultura medio alta, che hanno abbracciato un’ideologia estremista per dare senso alla propria vita in una fase di disintegrazione della vita sociale causata da un dramma personale. E’ un momento di fragilità che avvicina gli individui a scegliere di diventare terroristi e non si nasce tali”.
“E’ importante – ha concluso Orsini – che vengano organizzati incontri come questo per fare chiarezza e fornire maggiore consapevolezza alle giovani generazioni restituendo la memoria storica del nostro paese e non dimenticando mai che il terrorismo ha perso tutte le battaglie senza mai vincerne una”.