Quanto lontani siamo dalla onesta concezione di “servire” lo Stato. Che cosa significa? E’ una frase retorica? Chi sono i servitori dello Stato? Iniziamo a vedere innanzitutto chi “non sono”. Non lo sono coloro che timbrano il cartellino negli uffici di Camera e Senato, nei Comuni, Ministeri, Enti, Province, Regioni e poi escono a fare ciò che gli pare o che gli fa comodo. Non lo sono quelli che chiudono lo sportello in faccia all’utente trafelato che ha fatto un’ora e mezzo di fila, utilizzando il poco tempo che aveva, parcheggiando la macchina dopo rocamboleschi giri e dopo aver pagato il ticket, solo perché le lancette dell’orologio stanno valicando la soglia dell’orario.
Se pensiamo a Gesù, ha lavato i piedi dei suoi discepoli ed era il Capo: era il primo a servire. Non affrontiamo ulteriori polemiche sul comportamento di molti politici o “privilegiati”, rimaniamo sul tema dei “servitori dello Stato”, ossia di tutti quei dipendenti pubblici che sono al servizio del cittadino ( o dovrebbero esserlo), invece per colpa di alcuni di loro, il cattivo nome se lo prendono tutti.
Se lo prende il carabiniere senza colpa che a Roma è stato ferito al midollo da un uomo che protestava, se lo prendono tutti coloro che si vedono ingiustamente la gente sbuffare in faccia, pur facendo appieno il proprio dovere.
Chi sono allora i servitori dello Stato? Sono quelli che adoperano il cuore, oltre che la mente e le mani, che ogni giorno in silenzio, camminano tra i banchi delle scuole e aiutano i ragazzi a crescere o ti sorridono in un ufficio e alle volte, sanno anche uscire un poco fuori dalle regole, pur di tendere una mano. Ce ne sono tante, di queste persone silenziose, ma il chiasso di quelle disoneste è più forte di tanti gesti di “servizio”.
Allora, per una volta, auguriamoci che vinca la buona volontà di tanti servitori dello Stato.