Incontro, preghiera, condivisione e ascolto. Questo ha unito le oltre 200mila persone che si sono ritrovate ieri a Roma per celebrare la giornata dei movimenti ecclesiali, promossa nell’ambito dell’Anno della Fede. Associazioni, comunità e aggregazioni laicali, di ogni parte del mondo, hanno iniziato ad affluire in piazza San Pietro già dalle prime ore del giorno, in attesa di incontrare Papa Francesco nella veglia pomeridiana della Pentecoste. Un incontro che è stato preceduto da ore di attesa, di gioia, di emozione, che hanno portato i presenti a unirsi in una sola unica grande comunità, riunita nella forza della fede. Tra canti e racconti, sono state condivise esperienze, successi e fallimenti “per cercare forza e sostegno per le sfide che verranno” ha dichiarato uno dei fedeli.
Il messaggio del Papa. Un sostegno che è arrivato forte e intenso anche dal Santo Padre, il quale salutando i fedeli ha dichiarato “quando la Chiesa diventa chiusa si ammala, invece deve uscire e andare verso le periferie esistenziali, Gesù ci dice andate!”. Parole alle quali la folla ha risposto con un boato di gioia affinché il Papa potesse non solo recepire “la nostra presenza, ma soprattutto, la nostra motivazione nel continuare a percorrere il cammino della nuova evangelizzazione, seguendo le parole del Vangelo” ha sottolineato uno dei partecipanti. “Noi non possiamo diventare cristiani inamidati – ha rilevato il Santo Padre – noi dobbiamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare la carne di Cristo”. Coraggiosi, ma umili ha continuato il Papa, e rivolgere preghiere quotidiane anche “ai fratelli e le sorelle che nel mondo soffrono e non sono liberi di professare il loro credo”. “Ci sono piccoli martiri, cristiani emarginati – ha ricordato il Papa – che ogni giorno, sopportano anche conflitti religiosi in cui la religione è solo una scusa”, ma lo fanno perché “un cristiano deve vincere il male con il bene”.
La voce dell’associazionismo. Tante le realtà presenti, dalle più note come Azione Cattolica e Comunione e Liberazione, a piccoli gruppi di fedeli, fino ad arrivare ad una giovane coppia di sposi polacchi che subito dopo il loro sì, insieme agli amici e parenti, sono venuti a San Pietro per salutare il Papa e portare la loro testimonianza di fede. “E’ un’emozione grande vederlo dal vivo – fa eco una signora di Rinnovamento dello Spirito – questa vigilia di Pentecoste non la dimenticherò”. Tante, infatti, le dimostrazioni di felicità che salgono dalla folla alla vista del Santo Padre. Un Papa nel quale sono in molti a riporre fiducia e speranza, anche da parte di chi non appartiene a nessuna associazione, come spiega un gruppo di persone giunte a Roma “proprio per Lui”. Ma Papa Francesco pur apprezzando la calorosa accoglienza rimprovera i fedeli dicendo che non era il suo nome che andava urlato al suo arrivo, ma quello di Gesù, “perché lui è qui in mezzo a noi”.
La Chiesa del futuro. Tanti i giovani presenti e le famiglie con bambini piccoli che nonostante lunghi viaggi hanno fatto di tutto per esserci. “I giovani sono vicino alla Chiesa e vogliono far sentire la loro voce perché non è vero che le Chiese sono vuote” spiega una ragazza del Gruppo Nuovi Orizzonti. “Siamo qui per sostenere una Chiesa viva che porti avanti la sua storia anche nel futuro” tiene a precisare una giovanissima ragazza di Azione Cattolica. Molti anche i bambini, che, più di tutti, hanno esultato arrampicati sulle spalle dei loro genitori all’arrivo del Santo Padre e che a lungo hanno cercato di individuarlo tra la folla per poi cadere rapiti, in silenzio, come tutti gli altri, dalle sue parole. Il Papa, infatti, non si è tirato indietro davanti alle domande poste dai fedeli sul suo percorso di fede, su come la fede va comunicata, su come aiutare i fratelli che soffrono e, infine, quale atteggiamento assumere nei confronti della crisi che prima di tutto è una crisi di valori. A conclusione del suo intervento ha però posto lui una domanda ai presenti, seguito da un coro unanime di approvazione: “Siete pronti a vivere e morire nella fede?”.