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Dopo il tornado il Vescovo dichiara “Vi staremo vicini”

di Damiano Beltrami (New York)

“Staremo vicini alla gente dell’Oklahoma non solo in questi giorni di dolore ma anche nelle settimane e negli anni a venire, per tutto il tempo che servirà alla ricostruzione”. Sono le parole di monsignorPaul S.Coakley, arcivescovo di Oklahoma City, all’indomani del violentissimo tornado che ha colpito la città statunitense e i suoi sobborghi, uccidendo decine di persone e spazzando via qualsiasi cosa si trovasse sul suo cammino, incluso un ospedale e due scuole.

La zona più colpita. Ventiquattro sono i morti accertati, di cui 9 bambini, secondo gli ultimi dati delle autorità locali, ma il numero potrebbe salire con il passare delle ore. Più di 230 i feriti. Ancora senza corrente elettrica 7mila case. La zona più colpita dal tornado è stata il sobborgo di Moore (20 chilometri dal centro di Oklahoma City) in cui abitano 55mila persone. Qui nelle ultime ore i soccorritori hanno cercato senza sosta di farsi largo tra le strade sommerse da detriti e linee telefoniche abbattute per trovare la gente ancora intrappolata sotto le macerie. Utilizzando unità cinofile e sofisticate attrezzature di riconoscimento termico, i soccorritori hanno passato al setaccio pile di mattoni, travi d’acciaio, pali della luce e auto capovolte, in aree dove prima sorgevano villette a schiera dai giardini ben curati.

La visita dell’arcivescovo. “Ieri in visita nelle zone più disastrate l’arcivescovo Coakley ai fedeli delle parrocchie di Saint Marks e Saint Andrews ha detto che la Chiesa è una grande famiglia e nessuno sarà lasciato solo nell’affrontare questo dramma”, racconta al Sir, Tina Dzurisin, capo ufficio stampa dell’arcidiocesi di Oklahoma. Stando al racconto di Dzurisin, alla visita dell’arcivescovo era presente Nancy David, una donna di 94 anni, la cui casa è stata spazzata via dal tornado, così come era accaduto nel 1999 quando un’altra potente tromba d’aria aveva scosso la regione. La signora David aveva il sorriso sulle labbra e un biglietto da cento dollari in mano, che intendeva lasciare come offerta per sostenere le operazioni di soccorso. “Ora si tratta di rimboccarsi le maniche”, ha detto. “Alla fine tutto sarà ricostruito un’altra volta”.

Uno sforzo comune. L’arcivescovo Coakley ha espresso la sua vicinanza alla sua combattiva comunità, non nuova a catastrofi di questo tipo: “Le nostre preghiere in questo momento – ha dichiarato – vanno a quelli che hanno perso la vita e ai loro familiari. E a tutta quella gente rimasta senza casa. Ci commuovono gli sforzi dei soccorritori che hanno lasciato da parte i loro impegni lavorativi e familiari per aiutarci in questo momento di necessità. Siamo loro grati e preghiamo per loro. In questo difficile passaggio attingiamo speranza dalle parole di Gesù che ci ha ricordato come chi è stanco e turbato può trovare in Lui serenità”. L’arcivescovo ha anche ricordato come una serie di organizzazioni cattoliche, le Catholic Charities Okc, stanno già lavorando d’intesa con l’arcidiocesi di Oklahoma City per garantire una risposta mirata ed efficace non solo per i bisogni immediati delle persone colpite dal violentissimo tornado, ma anche per le loro esigenze future.

Sostegno del governo e solidarietà. Il presidente Barack Obama, che nella notte di lunedì ha dichiarato lo stato di calamità naturale in cinque contee dell’Oklahoma, ha detto che il tornado è stato “uno dei più distruttivi nella storia” e che “l’Oklahoma ha bisogno di risposte immediate”. “Per tutti coloro che sono stati colpiti, ci rendiamo conto che la strada da percorrere è lunga”, ha detto Obama. “C’è un enorme dolore che deve essere assorbito, ma resteremo al vostro fianco in questo percorso”. Preghiere e pensieri di vicinanza arrivano da tutto il mondo. Papa Francesco ha scritto alla diocesi di Oklahoma City e diffuso un tweet in cui esprime vicinanza alle famiglie delle vittime, specie a quelle che hanno dovuto patire la perdita di bambini. La città e la diocesi hanno ricevuto messaggi di solidarietà dal nunzio apostolico negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, e dal cardinale Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale Usa, e da decine di capi di Stato e di governo, tra cui anche il premier italiano, Enrico Letta.

Numerosi i precedenti. Il tornado di tre chilometri di diametro con venti di oltre 300 chilometri l’ora che ha distrutto un’area di 35 chilometri, è stato peggiore di quello già violentissimo del 3 maggio 1999 in cui persero la vita 36 persone, i feriti furono 700 e 8mila case vennero distrutte o gravemente danneggiate. In Oklahoma il tornado più mortale di sempre è stato quello del 9 aprile 1947 nella zona di Woodward, 225 chilometri a Nord-Ovest di Oklahoma City, in cui restarono sotto le macerie 181 persone. Altri Stati del Midwest oltre all’Oklahoma sono particolarmente soggetti ai tornado, tra questi il Missouri, il Mississippi e la Louisiana.