MONTEPRANDONE – L’assemblea dei cittadini convocati dal comitato Aria in Trasparenza, a Centobuchi è stata partecipata e accesa. La questione sul campo della realizzazione della centrale a biomasse scuote la popolazione locale, altamente preoccupata per le conseguenze sulla salute e sulla salubrità dell’ambiente. Il comitato, rappresentato dall’avvocato Annalisa Cutrona, informa i cittadini delle iniziative legali intraprese per bloccare la messa in funzione dell’impianto, che è quasi ultimato, facendo riferimento a specifiche leggi che salvaguardano i diritti dei cittadini. Presente anche Adriano Mei coordinatore dei comitati in rete, il tecnico Sergio Calvaresi.
Ha partecipato anche il sindaco Stefano Stracci. La questione è complessa dai risvolti legali e burocratici, tra rimpalli amministrativi e passaggi non chiari. E il clima è teso tra i cittadini, l’amministrazione e la ditta.
Ne esce fuori un quadro ingarbugliato e democraticamente avvilente dal punto di vista dei cittadini: la ditta propone un progetto alla regione Marche nel 2008, del resto ci sono una serie di incentivi per la realizzazione di impianti per fonti di energia rinnovabile…, la Regione Marche tra l’altro non risponde nei tempi previsti per legge, e la ditta fa ricorso al Tar che fa si che la regione esprima parere positivo sulla realizzazione dell’impianto, e parte la costruzione.
I Cittadini ignari e non informati, si accorgono dei lavori e decidono di costituirsi in comitato, autofinanziato, il cui avvocato, che lo rappresenta, mette in atto tutte quelle procedure più o meno prudenziali del caso. L’avvocato incaricato dal comitato chiede anche di interloquire con il legale del comune.
Il comune non ha dato incarico a un avvocato, intanto ha commissionato una ricerca a Terre.it che attesta la problematicità per la salute dell’impianto e ricorda che è la regione Marche che ha autorizzato, mentre il comune non ha potere decisionale a riguardo.
Perciò scrive alla regione per revocare l’autorizzazione.
Regione che inoltre, come ha fatto presente Adriano Mei durante l’assemblea, ha autorizzato dopo il ricorso al Tar, e il funzionario che autorizzava è al momento indagato in un’inchiesta per abuso d’ufficio in concorso e per reati edilizi ed ambientali… insomma un gran pasticcio.
Adriano Mei è il coordinatore dei comitati in rete, cioè dei vari comitati nati da iniziative dei cittadini intorno a gravi vertenze locali, nel nostro territori oltre quello di Centobuchi, è attivo anche quello contro lo stoccaggio del Gas a san Benedetto “Ambiente Salute nel Piceno” , o quello di Colonnella contro la centrale a biomasse molto più potente di quella di Centobuchi.
Ha così fatto presente che sono una quarantina le vertenze aperte nelle Marche riguardo a tali tematiche, inoltre anche nel resto d’Italia tali iniziative hanno tutti avuto buoni risultati, tanto che le varie centrali a biomasse e simili non sono mai partite. Mei ha sottolineato come il problema sia che i cittadini debbono esigere che la legge venga rispettata, il comportamento negativo della burocrazia è fonte di danno economico per il paese, che coinvolge imprenditori e cittadini.
È la stessa costituzione che garantisce il diritto alla salute così come alla proprietà ai cittadini e prevede che i funzionari agiscano secondo il buon senso del padre di famiglia.
Benchè i cittadini abbiano abbondantemente rumoreggiato al tentativo di intervento dell’avvocato della ditta, e ci siano stati momenti di tensione vista la presenza dello stesso avvocato alquanto contrariato e l’accesa contestazione da parte di tutti, ci sono alcune considerazioni che si potrebbero fare al di là di linguaggi forensi o specialisti.
Innanzitutto come cittadini dovremmo chiedere con forza una politica energetica seria e chiara nazionale; se è vero che in ballo ci sono molti soldi in incentivi pubblici per le energie rinnovabili, che finanziamo noi cittadini con le bollette energetiche, dovremmo esigerla. È diritto ma anche un dovere l’informazione e la corretta informazione, le decisioni dovrebbero essere prese dalla collettività a livello politico, democraticamente, è una responsabilità condivisa. Attenzione a non buttare via il bambino con l’acqua sporca quando si parla di una green economy sostenibile, rispettosa dell’ambiente e delle persone.
Attenzione dei cittadini non solo rivolta alle strategie energetiche del proprio Paese, ma anche al proprio stile di vita. Dovremmo chiederci come affrontare il problema e il fabbisogno energetico, sarà forse anche il tempo di interrogarci sugli stili di vita e gestire la richiesta e il consumo di energia in modo diverso? Questa è la responsabilità personale e quotidiana per cui la difesa del territorio, il tentativo di diminuire l’inquinamento coinvolge anche i gesti quotidiani delle singole famiglie. Se è vero poi che questa nostra zona, tra San Benedetto e Ascoli è una delle più inquinate.
Interessante il dato dei numerosissimi comitati di cittadini nati per contrastare decisioni a forte impatto ambientale che richiamano i principi di precauzione e di salute. La democrazia dal basso è efficace a richiamare l’attenzione al bene della collettività, purchè il cittadino non si scopra portatore di diritti e si metta in movimento per la difesa di essi solo quando il problema giunge sottocasa. I principi della solidarietà e della sussidiarietà, il senso di bene comune non dovrebbero essere mai dimenticati, sennò vengono anche meno il senso della collettività, il senso civico e il rispetto della civiltà, alla ricerca di capri espiatori e di colpevoli.
È forse tempo di alleanze vere, anche le istituzioni debbono richiamarsi a un grande senso di responsabilità e a un reale dialogo con i cittadini che ricostruisca tessuti di fiducia democratica. Anche il ruolo politico della rappresentanza e del servizio al bene comune deve tornare ad essere centrale, non si possono prendere decisioni sopra la testa delle persone ne guidati da scelte esclusivamente di sviluppo economico. “È sostenibile solo uno sviluppo che rispetti la creazione e che non danneggi l’ambiente” ha affermato Benedetto XVI all’udienza del 27 gennaio 2010. Uno sviluppo che riconosca la dignità umana, che non sia uno sviluppo di pochi a discapito di molti, che sia uno sviluppo comune.
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