ROMA – “La tratta di esseri umani è una attività ignobile”. È una condanna forte quella arrivata ieri mattina da Papa Francesco contro la tratta di esseri umani, rivolgendosi ai membri del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti che in questi giorni si sono riuniti in Vaticano per l’Assemblea plenaria. Il Santo Padre non ha usato mezzi termini nel condannare questo fenomeno che vede coinvolte nel mondo milioni di persone. “Ribadisco che la ‘tratta delle persone’ è un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate!”. Da qui l’appello “forte” della Chiesa affinché “siano sempre tutelate la dignità e la centralità di ogni persona, nel rispetto dei diritti fondamentali”.
100 milioni di rifugiati e la Chiesa. La Plenaria del Dicastero vaticano si è soffermata su un tema rilevante nella nostra epoca, la situazione drammatica dei rifugiati e delle persone forzate. Si stima che almeno 100 milioni di persone abbiano lasciato a “malincuore le loro case o si trovino in esilio” oggi nel mondo, ha detto il presidente del Pontificio Consiglio, cardinale Antonio Maria Vegliò, aprendo i lavori della Plenaria: “La presenza e la sofferenza di persone forzatamente sradicate sono una sfida per la nostra fede, un invito a riflettere ancora una volta su cosa significhi essere cristiani e quali risposte siano necessarie”. Per il cardinale, la protezione “non è una semplice concessione data al rifugiato” perché il rifugiato e lo sfollato “sono soggetti con diritti e doveri”. Durante l’Assemblea la redazione del documento “Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate” che sarà presentato ufficialmente il 6 giugno. Nel testo si “dichiara molto bene che almeno questi diritti esistenti dovrebbero essere garantiti. Dobbiamo rispettare i principi, tenendo presente che la Convenzione sui rifugiati è stata considerata uno strumento minimale, atta a essere migliorata”.
Protagonisti dell’annuncio del Vangelo. Oggi nel mondo sono circa un miliardo di esseri umani, cioè un settimo della popolazione globale, che sperimentano la sorte migratoria. Lo ha detto il sottosegretario del Dicastero, p.Gabriele Bentoglio. Nell’elenco dei dieci Paesi da cui parte il maggior numero di migranti internazionali, il Messico è il primo della lista con circa 12.930.000 persone emigrate, seguito dall’India e dalla Federazione Russa. Tra i primi 10 Paesi preferiti dai migranti come meta del loro “viaggio della speranza”, il primo posto spetta agli Usa, seguito dalla Federazione Russa, Germania, Arabia Saudita e Canada. Per p. Bentoglio, “coloro che vivono oggi in condizione di mobilità umana non sono solo destinatari, ma possono essere anche protagonisti dell’annuncio del Vangelo al mondo moderno”. “Tutti gli uomini, pur nella varietà delle loro appartenenze etniche, culturali, religiose, sociali e politiche, costituiscono un dato di sostanziale uguaglianza che non può essere mai messo in crisi se non da una volontà violenta ed oppressiva”, ha spiegato monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio: ci troviamo dentro una società che è “dominata da una cultura di morte” alla quale la Chiesa è chiamata ad “opporre, in maniera limpida e coraggiosa una esperienza reale, storica e concreta della cultura della vita”. Per Laura Zanfrini, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la presenza dei migranti e dei rifugiati “chiama la fede e l’esperienza ecclesiale a ripensarsi” e “offre alle Chiese locali l’occasione di verificare la loro cattolicità e di ricercare il suo volto autentico di sperimentare quel pluralismo etico e culturale che dovrebbe costituire una dimensione strutturale della Chiesa”. “Le migliori norme giuridiche e i più generosi programmi di assistenza servono a poco se gli attori responsabili per l’attuazione delle norme e per eseguire i programmi non partono dalla convinzione che prima di tutto l’altro, il rifugiato, il richiedente asilo, lo sfollato, in qualunque circostanza, rappresenta una persona umana che ha diritto al riconoscimento della sua dignità”, ha sottolineato Christopher Hein, direttore del Cir, mentre per p.Maurizio Pettenà, direttore nazionale dell’Ufficio cattolico d’Australia per i migranti, il percorso migratorio inizia “con grande sofferenza, spesso con la perdita di persone care, genitori, fratelli e figli”. Johan Ketelers, segretario della Commissione internazionale cattolica per le migrazioni (Cicm), ha chiesto attenzione al tema di chi è costretto a lasciare la propria terra: “Il semplice riconoscimento del bisogno di protezione, salvare vite umane, restituire la dignità umana e lo sviluppo di risposte sociali e comunitarie sono strettamente collegati con i valori morali che sottoscrivono le nostre società e la nostra visione cristiana”. Durante i lavori diverse le esperienze portate, fra gli altri, da Chiara Amirante, presidente dell’Associazione “Nuovi Orizzonti”, Paolo Morozzo della Rocca, della Comunità di sant’Egidio, monsignor Enrico Feroci, direttore di Caritas Roma, monsignor Giacomo Martino, della Migrantes di Genova, che si è soffermato sul mondo “spesso sconosciuto” dei marittimi e suor Estella Castalone, coordinatrice di “Talitha Kum” promossa dalla Rete internazionale della vita consacrata contro la tratta degli esseri umani. Il segretario del Pontificio Consiglio, monsignor Joseph Kalathiparambil, ha presentato invece le principali iniziative negli ultimi cinque anni del Dicastero che ha continuato ad attirare l’attenzione della Chiesa universale a fianco di chi è in mobilità.
XXV di Fondazione. Il Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti è nato dalla Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” di Giovanni Paolo II, il 28 giugno 1988, che elevava la Pontificia Commissione “de Pastorali Migratorum atque Itinerantium Cura” – istituita nel 1970 – al rango di Pontificio Consiglio, configurandolo nella sua struttura attuale. A questo evento, 25 anni fa, è stata dedicata una sessione speciale dell’Assemblea planaria alla quale ha partecipato, tra gli altri, monsignor Domenique Mamberti, segretario per le Relazioni con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, che ha ripercorso la storia dell’impegno della Santa Sede a fianco dei migranti ed ha ricordato come,ogni anno, dal 1914, è stata istituita la Giornata mondiale del migrante con l’obiettivo di sensibilizzare alle vicende dei migranti e di raccolta fondi a favore delle opere missionarie per gli emigrati. Per il presule, i migranti “non sono numeri anonimi ma persone, uomini, donne e bambini con le proprie storie individuali, con doni da mettere a disposizione e aspirazioni da soddisfare per il loro bene e per quello dell’umanità”.