di Lorena Leonardi
Libertà, responsabilità e obiezione di coscienza: questi i fulcri attorno ai quali si è discusso nelle giornate di venerdì e sabato al Centro Congressi di Via Aurelia a Roma nel corso del seminario nazionale promosso dall’associazione Scienza&Vita.
Non contro, ma secondo la legge. Per la presidente, Paola Ricci Sindoni, l’obiezione di coscienza è un “felice paradosso della giurisprudenza” secondo la quale “per legge si può rifiutare una parte della legge, non contra legem ma secundum legem. Non c’è libertà senza responsabilità e viceversa. Medici e operatori sanitari vengono spesso lasciati soli, pertanto occorre – ha spiegato – arricchire il nostro vocabolario di parole” affinché “esprimano con energia e rispetto lo sfondo valoriale e giuridico sottostante”. Dei rapporti tra politica e religione ha parlatoFrancesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale: “L’obiezione di coscienza – ha detto – è la manifestazione di una inamovibile libertà interiore. Non sono forse da tornare a leggere gli insegnamenti dei Vangeli come dialoghi tra gli uomini e il figlio di Dio? La non-simmetria tra responsabilità e libertà può essere almeno lenita se ci ricordiamo scambievolmente che Dio è misericordia”.
Una continua scommessa di dialogo. Per padre Maurizio Faggioni, docente di Bioetica all’Accademia Alfonsiana di Roma, l’obiezione di coscienza evoca il conflitto possibile tra “l’ingiunzione di una legge” e “la concezione di bene”, configurandosi come “baluardo per la persona davanti allo Stato che impone le sue leggi e le sue prospettive: non un’opposizione tra ius e lex, ma tra ciò che si sente e ciò che è possibile fare”. Secondo Luciano Eusebi, docente di Diritto penale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, “non sono in gioco diritti negoziabili laddove la Chiesa stabilisce che certi diritti sono di sua competenza e non intende discuterne: essi hanno a che fare col cardine stesso dello Stato moderno. In tutto questo – ha spiegato – l’obiezione di coscienza si pone sulla base della continua scommessa del dialogo nella nostra società”.
Obiezione di coscienza dei popoli. Per “legittimare l’obiezione di coscienza, la libertà religiosa e di pensiero non bastano” secondo il presidente nazionale del Movimento per la vita, Carlo Casini: “Bisogna che ci sia in gioco un valore così grande da giustificare una apparente contraddizione. Deve, cioè, trattarsi di un valore riconosciuto come fondamentale anche dall’ordinamento giuridico: e la vita umana è il valore fondativo di un sistema politico-giuridico giusto”. Così l’iniziativa europea di raccolta di firme per “Uno di noi” a tutela della dignità dell’embrione umano, ha aggiunto Casini, è “l’obiezione di coscienza dei popoli: se la loro coscienza grida ‘uno di noi’, scienza e sentire popolare si uniscono e si sostengono a vicenda”.
Obiettori da tutelare. “Con l’avvento delle neuroscienze, dalla medicina dell’organo siamo passati alla medicina della relazione” secondo Romano Forleo, già direttore della divisione di ostetricia e ginecologia del Fatebenefratelli di Roma. Alcune discipline appaiono “indispensabili” alla formazione permanente del ginecologo o dell’ostetrico: storia e filosofia della medicina, sociologia ed ecologia, arti ed estetica, psicologia e antropologia, pedagogia e bioetica. Sulla “disinformazione” e le “pesanti complicità mediche” si è soffermato Piero Uroda, presidente dell’Unione farmacisti cattolici: “Noi cristiani – ha spiegato – siamo figli di Dio e obbediamo alle sue leggi prima che a quelle degli uomini”. Occorre un “servizio alternativo garantito affinché l’attività dell’obiettore non sia marginalizzata o considerata d’intralcio ma vista come valore positivo nella difesa del diritto alla vita della donna e del concepito” secondo Paolo Marchionni, medico legale presso l’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche. “Noi non vogliamo essere meri esecutori di cose che qualcun altro ha scritto”, ha detto Barbara Mangiacavalli, segretario della federazione nazionale dei collegi Ipasvi (infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia), perché “come categoria gli infermieri non possono avvalersi dell’obiezione ma solo della clausola di coscienza”. Contestualmente è stata annunciata la nascita di una struttura di servizio legale, mediante un pool di avvocati che tutelerà il diritto all’obiezione di coscienza da parte dei medici, soprattutto i più giovani.
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