Padre Andreas Voutsinos descrive così la sua città, Atene, capitale di una Grecia che vede oltre il 62% dei suoi giovani tra i 15 e 24 anni senza lavoro, con un tasso di disoccupazione nazionale al 27%. E poco importa se il 14 maggio l’agenzia di rating Fitch ha alzato il rating sul debito ellenico da tripla C a “B-”, segno che lo spread tra i titoli greci e quelli degli Stati più parsimoniosi dell’Eurozona, come la Germania, si è ridotto in misura significativa. Riduzione peraltro resa possibile solo con drastiche misure di austerity e di tagli del Governo e non per la ripresa economica, sempre più lontana. Per il 2013 i greci si aspettano una contrazione del Pil del 5%, dopo il 15% degli ultimi tre anni. Oggi chi ha mantenuto il proprio posto di lavoro ha perso almeno il 25% dello stipendio. Lo stesso è avvenuto per i titolari di pensione. Si calcola che 3,5 milioni di greci, su 11 milioni, vivano ora sotto la soglia di povertà.
Non smettere di sperare. Padre Voutsinos, che è direttore di Caritas Atene e vice presidente di Caritas Grecia, testimonia la sofferenza della popolazione e l’allarme sociale che ne deriva. “Tra la gente – ammette – serpeggia la paura di non farcela, di non poter dare il sostentamento alla propria famiglia. Non sanno come pagare le bollette, soldi ne circolano sempre di meno e per contro aumentano le tasse. A tutti quelli che vengono a chiedere aiuto dico di non mollare, di non smettere di sperare. Siamo una piccola Caritas e i nostri mezzi sono limitati, tuttavia, cerchiamo di aiutare come possiamo. Sono 230 le famiglie che come Caritas assistiamo in tutto il territorio nazionale ma sono molte di più quelle che le parrocchie aiutano localmente, nelle città”. Ad Atene, conferma il suo arcivescovo, monsignor Nikolaos Foskolos, “abbiamo una mensa che fornisce 500 pasti al giorno”. Il problema più grande non è il sostentamento ma l’impossibilità di pagare le varie utenze, luce, gas, affitti e mutui che gravano sui bilanci familiari ridotti all’osso. “È in questo ambito che abbiamo le difficoltà maggiori anche perché la Chiesa cattolica non riceve sovvenzioni dallo Stato come la Chiesa Ortodossa. Dobbiamo affidarci alla generosità di fedeli e benefattori”.
“Tutti insieme possiamo”. Lo slogan del vicepresidente della Caritas Grecia è “tutti insieme possiamo”. Nonostante i cattolici siano circa il 2% della popolazione, compreso il dato degli stranieri presenti nel Paese, “cerchiamo di essere presenti anche come un presidio di speranza e fiducia nel futuro”. Compito non facile visto che sono previsti altri tagli nell’impiego pubblico, nei settori vitali della società come la sanità. “Sono tanti quelli che, malati, non possono pagarsi le medicine e le visite mediche. Cerchiamo di fare il possibile ma anche qui pesa la diminuzione delle offerte”. Ai tagli del Governo subentrano anche quelli nelle famiglie: molti riconsegnano le targhe delle proprie autovetture poiché non sono in grado di mantenerle o, peggio, “rinunciano all’organizzazione della festa della Prima Comunione dei figli”. Paradossalmente è la solidarietà e la generosità a tenere insieme le fila della società, “con il poco fatto da tanti riusciamo a fronteggiare le emergenze e a aiutare le persone a credere in un futuro migliore”. Rinfrancati dall’aiuto tante persone “si rimettono in cammino” e cercano lavoretti stagionali in campagna e adesso, con l’estate, nel settore del turismo. Certo – afferma il sacerdote – il bisogno resta immenso, ma aiutare le persone a sperare in questa periferia del mondo che è Atene è di grande importanza”.
Un grande aiuto. “In Grecia, ad Atene, tanti sono rinfrancati dalle parole di Papa Francesco che si è messo subito dalla parte dei poveri e di chi soffre. Le sue parole toccano il cuore di tutti e ci invitano a restare in piedi a non perdere la speranza. Il suo richiamo alla sobrietà, all’essenzialità è anche un richiamo a riscoprire il tanto nel poco. Un messaggio attuale, in questo tempo, che aiuta vivere con dignità”. “La speranza e la fiducia che oggi i nostri politici cercano di infondere – interviene l’arcivescovo Foskolos – non sono quelle di cui parla il Santo Padre. I politici fanno promesse che difficilmente potranno mantenere. La promessa di salvezza che ci viene da Papa Francesco affonda invece nel Vangelo. Come Chiesa vogliamo stare vicino al popolo e dire che un futuro migliore è possibile. Nessuno è destinato a restare nella periferia del mondo”.