Un’altra storia di violenza, un’altra vita femminile spezzata, anzi bruciata. A Corigliano Calabro è stata arsa viva la quindicenne Fabiana, uccisa dal fidanzato di diciassette anni, prima a coltellate e poi col fuoco.
Una ragazza che studiava danza, andava bene a scuola, ma viveva in un ambiente bello, selvaggio ma difficile, in cui ancora per taluni, è vigente la mentalità di doversi far giustizia da soli. Forse si era innamorata di un altro ragazzino, forse era semplicemente stanca di essere legata all’attuale ragazzo. A 15 anni c’è la voglia di volare, di essere spensierati, di librarsi nei sogni, forse Fabiana sognava un futuro diverso per lei, fatto di speranza, di danza, di successo, di riscatto, come tante ragazzine della sua età.
Lo sguardo di Fabiana, dalle foto pubblicate, appare molto, troppo maturo e serio, per una quindicenne, come di chi ha già sofferto è dovuta crescere in fretta.
La sua paura, forse, la mancanza di fiducia nella propria famiglia, non la facevano aprire. Qualcuno l’aveva più volte vista con la faccia tumefatta, gonfia e tutti sapevano che il ragazzo la picchiava. Ma forse in famiglia nessuno sen’era accorto del suo volto pieno di lividi. Lui, il fidanzato, voleva possederla, come se lei fosse un oggetto, da rompere, casomai, se non poteva più essere suo, ma mai da cedere a qualcun’ altro.
A parte i soliti discorsi sul femminicidio, qui c’è da reimpostare un corretto rapporto uomo-donna, ma forse più tra persona-persona. Un rapporto basato sul rispetto, sull’accettazione di se’ e dell’altro, ma c’è anche di più: un’ accettare la vita così com’è, anche se un rapporto finisce e il sapersi reinventare senza andare in crisi. Innanzitutto due ragazzi così giovani legati da un rapporto così profondo e malato, costituiscono non tanto una rarità, quanto rivelano un’adolescenza inquieta e sola, in cui l’uno si è rifugiato e aggrappato, drammaticamente, sull’altro.
C’è una vittima, c’è un carnefice, ma la società è il vero carnefice. Quante e quali sono le agenzie educative che aiutano a crescere i ragazzi? Che cosa fanno due adolescenti in Calabria, quali sono i loro svaghi, quali le loro speranze e attese di vita? Fabiana era testimone di Geova, sappiamo che anche i sacerdoti cattolici della città sono andati a trovare i suoi genitori, disperati, che hanno accettato di accoglierli.
Dobbiamo interrogarci sui come e sui perché, preoccuparci di aiutare i nostri adolescenti, soprattutto chiederci perché un diciassettenne possedesse un coltello e fosse abile ad usarlo.
Questa nostra società offre un futuro ai giovani? Offre lavoro? Aiuta ad avere fiducia nelle istituzioni? C’è qualcuno che insegna il rispetto, l’amore, l’educazione, specie nei confronti di una ragazza? Che esempio ha visto a casa sua il ragazzino omicida? Come ha visto trattare dagli uomini di casa sua madre, le sue sorelle? Dobbiamo interrogarci tutti quanti, anziché puntare il dito, questo del femminicidio è un dramma ben più profondo del singolo, drammatico, ennesimo caso.