CUPRA MARITTIMA – Nella giornata di ieri, presso l’auditorium del Museo Malacologico in Cupra Marittima, Alberto Angela ha presentato la sua ultima fatica letteraria (https://www.ancoraonline.it/2013/05/26/alberto-angela-quando-la-cultura-sa-essere-coinvolgente/ per vedere l’articolo). Dopo aver firmato autografi ai numerosi presenti, ha parlato ai nostri microfoni.
Dottor Angela, grazie per aver accettato l’intervista. Lei ha girato il mondo nella sua interezza. Quali sono i tre luoghi della cristianità che le hanno colpito maggiormente?
“Inanzitutto potrei dire Roma, è lì che vivo. Abbiamo dedicato più puntate a Roma proprio sulla Roma Cristiana. Abbiamo raccolto molte immagini facendo proprio una puntata su San Pietro e i Musei Vaticani. Il mondo cristiano ha generato dei capolavori d’inestimabile valore, tant’è che la città ha tre volti: quello imperiale, quello barocco e soprattutto quello cristiano, tre volti che attirano le persone da tutto il mondo. Altri luoghi della cristianità ce ne sono d’interessanti, soprattutto piccoli, ma in realtà ci sono dei luoghi curiosi, ad esempio in Cappadocia dove sono presenti delle città sepolte, abitate da piccole comunità cristiane che venivano perseguitate e si vede un mondo nel quale nessuno parla; il Sudamerica dove la cristianità si è mescolata con usi e tradizioni locali; vedi un matrimonio, entri in una cattedrale, ti accorgi che c’è una variante molto interessante di quello che tu conosci. Poi la cristianità la trovi in Egitto, mi ricordo di aver esplorato una necropoli di età Cristiana, che era estremamente interessante, abbandonata nel deserto. È lì che vedi questi rapporti diretti, quindi non ci sono solo tre siti, ma sono molti di più. Aggiungo che anche una Cattedrale in Francia, Gotica, simbolo della cristianità e vedi come la tecnologia spinta dalla fede, abbia creato delle opere che noi tutti conosciamo”.
Dottor Angela, Lei è figlio d’arte. Suo padre, Piero Angela è uno dei più grandi esponenti della cultura televisiva italiana, ma anche della cultura in senso stretto. Quanto ha influenzato Suo padre nella Sua formazione e nella Sua carriera?
“Noi in realtà siamo la terza generazione. Mio nonno era un medico psichiatra e teneva una rubrica medica alla radio. Stiamo parlando dell’immediato dopoguerra. Non so se ce ne sarà una quarta, ma alla terza ci siamo arrivati. Io sono un ricercatore, la mia formazione si è svolta essenzialmente sul campo e chiunque faccia ricerca, se sta sul campo impara molto più che sui libri. Quindi è lì che ho imparato il mestiere e tutto è venuto in modo casuale, nel senso che in televisione ci sono arrivato attraverso la televisione svizzera, come ospite di una trasmissione per parlare delle mie spedizioni. Hanno visto che me la cavavo nelle dirette e da lì è nato un ciclo di trasmissioni denominato Albatros, che dalla tv svizzera è stata acquistata da Telemontecarlo. Sono arrivato alla televisione italiana facendo all’estero, a quel punto con mio padre ci siamo guardati e abbiamo notato che le cose possono funzionare.
Da Ponte Chiasso a Roma, in pratica
“Sì, ma passando però per l’Africa,
L’intervistatore ricorda nel 1997 un servizio per la versione estiva di Super Quark ambientato a Cupra Marittima. A distanza di sedici anni qual è il rapporto con la città e con il museo malacologico dei fratelli Cossignani?
“Sono già passati sedici anni, sono tanti. Però ricordo con estremo piacere quel servizio. Mi ricordo che sono venuto qua e sono stato incuriosito dall’esistenza del museo malacologico. È tutto nato casualmente. Allora facevo servizi per la versione estiva di SuperQuark e cercavo un museo o delle collezioni che potessero da un punto di vista scientifico raccontare qualcosa legato alle passioni. Quando ho visto che in Italia esisteva il museo malacologico (ossia delle conchiglie) ed è il più grande al mondo, io ho detto che non è possibile, bisogna assolutamente filmarlo. Sono venuto qua e mi sono perso in queste collezioni, nel senso che pur essendo naturalista, mi ha stupito molto prima di tutto la variabilità delle conchiglie, quelle che chiamiamo conchiglie, che possono essere di vari tipi. Mi ricordo che stavamo filmando una conchiglia piccola al punto di essere fragile e trasparente. L’avevamo messa su un telo rosso e con la telecamera filmavamo, a un certo punto l’operatore l’ha spostata con l’unghia e io vedevo Tiziano Cossignani che era un po’ preoccupato perché questa conchiglia era l’unica al mondo. Dissi all’operatore di non toccarla. Poi la variabilità tra i vari esemplari, il fatto che nella stessa conchiglia possono esserci disegni diversi. Qui si vede una poesia della natura come se la conchiglia fosse una pergamena sulla quale la natura ha scritto ogni volta una poesia diversa. Ma la cosa più bella è che c’è dietro una passione. Quando vieni qui tutto esiste proprio per la passione di due persone (i fratelli Cossignani, ndr.). C’è una cosa che ti colpisce, è quella che l’uomo riesce a realizzare portando avanti una passione. È soprattutto un viaggio nella conoscenza, nella curiosità e nelle tradizioni antiche, come i ventagli del Settecento fatti di madreperla, a testimonianza che le conchiglie sono dei capolavori della natura, ma passati in mano all’uomo diventano capolavori della cultura”.
A proposito di passione e di conchiglie, oggi è stato un evento che ha richiamato molti partecipanti, anche da fuori regione. A proposito di fan e appassionati della televisione culturale, della “buona televisione”, quella che porta alla formazione e all’imparare, quali saranno le Sue prossime attività televisive e letterarie?
“Stiamo preparando la nuova stagione di Ulisse, che andrà in onda su RAI 3 da ottobre a dicembre, già la stiamo registrando adesso. Stiamo preparando dei servizi per SuperQuark estivo. Io sto immaginando altri libri, li sto già imbastendo, non ci si ferma mai. Venendo qua in treno non ho fatto altro che lavorare, come si dice h.24, come sulle portaerei”.