Di Daniele Rocchi
Varginha è una piccola comunità di circa 2.500 persone, che vive all’interno di Manguinhos, a nord di Rio, una favelas che, con i suoi 35mila abitanti, è una delle più note di Rio, incastrata tra una strada molto trafficata e una ex raffineria di petrolio, nei pressi dell’aeroporto principale e di basi militari. Alle spalle una lunga storia di violenza legata alla droga, ma un’offensiva della polizia, alla fine dell’anno scorso, ha estromesso i trafficanti di droga e di armi, riducendone di fatto la violenza. Prima della pacificazione era conosciuta anche come la “Striscia di Gaza” di Rio, per la guerra continua tra le diverse bande di trafficanti e le forze dell’ordine. È proprio a quest’area “normalizzata” di Varginha che Papa Francesco, 33 anni dopo Giovanni Paolo II che nel 1980 andò nella favelas di Vidigal nella zona Sud, farà visita il prossimo 25 luglio (ore 11). Un modo per abbracciare, ancora una volta, quelle “periferie del mondo” cui è particolarmente legato.
A piedi nella favelas. Dopo aver appreso la notizia, nella comunità si sono messi subito all’opera per dare degna accoglienza al Pontefice. Lo scorso 18 maggio l’arcivescovo di Rio nonché presidente del Comitato organizzatore locale (Col), dom Orani João Tempesta, ha celebrato una messa nella cappella di san Girolamo Emiliani, la stessa che vedrà il Papa che al suo arrivo sarà accolto dal parroco, padre Márcio Queiroz e dai suoi collaboratori insieme alle Suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta, che qui è stata nel 1972. Nella cappella, costruita dai padri somaschi italiani, dopo un momento di preghiera, il Pontefice benedirà il nuovo altare e offrirà un dono per la comunità. Dalla cappella, poi, Papa Bergoglio farà a piedi i circa 300 metri che lo separano dal campo di calcio locale, dove il campione del mondo, Jairzinho, che nel 1970 ai Mondiali del Messico, sconfisse l’Italia in finale, allena i ragazzini della favelas. Nel campetto darà la benedizione agli abitanti della baraccopoli. Lungo il percorso, il Papa visiterà la casa di una famiglia e terrà un discorso.
Il vero volto. L’arrivo del Pontefice ha indotto la Municipalità di Rio a inviare in loco squadre di operai per asfaltare la strada, la Rua Carlos Chagas, percorsa dal Papa, per ridare un po’ di colore ai muri della scuola e per sistemare il campo da gioco. Un maquillage che serve a nascondere la mancanza ultradecennale di manutenzione nella favelas. Non si nasconderanno dietro un’immagine di facciata i fedeli di Varginha come afferma deciso il loro parroco, padreMárcio Queiroz: “La comunità si mostrerà nel suo vero volto, come realmente è, senza nessun trucco, in tutta la sua semplicità. Vederlo visitare la mia comunità e passare lungo la strada in cui vivo equivale a dire che è entrato nella mia casa. Per questo stiamo preparando i cuori della comunità con la preghiera”. Una certezza condivisa anche dall’arcivescovo di Rio de Janeiro, Dom Orani Tempesta per il quale “la visita sarà importante per mettere in evidenza la vita della comunità ecclesiale. È una gioia e una responsabilità testimoniare come la Chiesa è viva e lavora silenziosamente per compiere la missione di evangelizzazione e di promozione umana”. Significativo appare, allora, il fatto che la comunità di Varginha sia stata scelta da una lista di 750 richieste dal servizio diocesano per la pastorale delle favelas, di concerto con il Governo e la Santa Sede.
Una “Striscia di pace”. E naturale sia anche l’orgoglio che oggi gli abitanti della favelas mostrano per questa decisione. José Oliveira ha 67 anni ed è uno dei custodi della cappella di San Girolamo. Residente nella comunità di Varginha da 32 anni, non avrebbe mai immaginato di vedere il Papa così da vicino: “La notizia della sua visita ci ha dato una grande gioia. Nessuno qui poteva pensare a un evento simile, anche perché ci sono altre parrocchie in località più belle. Noi invece siamo una piccola comunità ma saremo tutti presenti, anche quelli che professano un’altra religione”. Fermento anche tra i giovani, come testimonia Everaldo Oliveira, animatore del “Gruppo giovani” della Cappella. “Ci stiamo mobilitando per accogliere il Papa attraverso riunioni e comunicazioni che passano per i social network”. C’è anche chi come Robson Ventura, che di professione fa il musicista, e aiuta nella Cappella, ha pensato di comporre un brano “Francesco di Dio” da dedicare al Papa che arriva. “Egli viene in pace per portare speranza” recita il ritornello di una canzone “semplice che arriva dal cuore”. “Ansiose di ascoltare il Papa” sonoElenice Bonifacio, 23 anni, impiegata e la studentessa quindicenne Steffany Santos. “Siamo felici e soddisfatti di ricevere un uomo di Dio nella nostra comunità – dicono – e non vediamo l’ora di accogliere le centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo”. Cosa resterà di questa visita e della Gmg a Varginha? Non ha dubbi il parroco: “Innanzitutto il cuore delle persone trasformate dalla fiducia e l’ottimismo per il futuro. È così che trasformeremo la nostra Striscia di Gaza in Striscia di pace”.