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UNITALSI Da centodieci anni un treno da non perdere

di Patrizia Caiffa

Centodieci anni di “treni bianchi” e pellegrinaggi per portare ammalati e disabili a Lourdes e in altri luoghi della fede come la Terra Santa, Fatima, Loreto. Una esperienza che vuole mantenere il passo lento del treno mentre tutto, intorno, viaggia sempre più veloce. Un settore che, nonostante la crisi economica, e un calo del 10% dal 2008 ad oggi, continua a tenere, accompagnando ogni anno a Lourdes 60-70mila pellegrini, di cui 12mila disabili, per un giro di affari annuo intorno ai 30-40 milioni di euro, e 200 carrozze attrezzate. “Da centodieci anni prendiamo per mano chi ha bisogno”, recita la spot televisivo che verrà trasmesso in questi giorni sulle principali reti. Così l’Unitalsi, Unione italiana per il trasporto degli ammalati a Lourdes e nei santuari internazionali, sta celebrando l’anniversario della sua fondazione, nel 1903, grazie all’intuizione di un giovane disabile, Giovanni Battista Tomassi, che rinunciò a suicidarsi dopo essere stato a Lourdes. La ricorrenza è stata presentata oggi a Roma, nella sede della Radio Vaticana, che ha trasmesso in diretta la conferenza stampa.

Le conversioni del cuore. Il fondatore, Tomassi, “era infuriato con la società e con Dio perché non lo guariva – ha raccontato Salvatore Pagliuca, presidente nazionale Unitalsi -. Ebbe una vera conversione. Consegnò la pistola e tornò in Italia per fondare l’associazione, che nasce da un miracolo del cuore, non da un miracolo del fisico”. L’elemento “imprescindibile” del pellegrinaggio a Lourdes con l’Unitalsi sono i “treni bianchi”. “Il nostro pellegrinaggio non può avere altro mezzo di trasporto che il treno – ha ribadito -. Non vogliamo diventare come tante altre organizzazioni che organizzano viaggi a Lourdes in aereo o pullman. Per noi il pellegrinaggio è un cammino di conoscenza, un momento di vita al santuario e un ritorno a casa con il cuore convertito”. La stessa esperienza descritta da Rita Coruzzi, che ha scritto il libro “L’Unitalsi mi ha cambiato la vita”: “Non posso negare di aver sperato in una guarigione fisica – ha detto -. Ma dopo il primo pellegrinaggio mi sono resa conto che era più importante sentirsi trattata come una persona, con dignità, ed essere in comunione con Dio”.

Ospedali viaggianti. Da più di cento anni questo viaggio lungo 1.508 chilometri (di cui 650 km in Italia e 858 in Francia, con una notte in treno) è stato fatto insieme a Trenitalia, che mise a disposizione per la prima volta, nel 1903, un treno a vapore, con poche carrozze e una locomotiva. Durante la guerra alcuni treni diventarono carrozze barellate, poi si trasformarono i veri e propri “ospedali viaggianti”, capaci di ospitare 30 barelle. Negli anni ‘30 furono costruiti i vagoni CZ 36.000, chiamati “Centoporte”, perché facilitavano l’ingresso degli ammalati. Durante il periodo del colonialismo italiano in Etiopia, con le sanzioni della comunità internazionale imposte all’Italia, l’Unitalsi fu costretta a sospendere i viaggi a Lourdes. In alternativa, si andava a Loreto. Alla fine degli anni ‘70 le carrozze a 30 barelle furono sostituite con altre più moderne (a 36 posti), con maggiori spazi, cuccette per gli accompagnatori, possibilità di cucinare pasti caldi. Il culmine è stato nel 2000: con il Grande Giubileo furono realizzati ben 1.000 viaggi. Treni completamente ristrutturati, con climatizzazione (“anche se a volte non funziona e abbiamo perfino imparato a ripararla”, ha ironizzato Pagliuca), montacarichi elettrico, impianti di diffusione sonora, forni a microonde e wc per disabili. “Trenitalia è l’unica realtà in Europa ad avere 200 carrozze dedicate al traffico religioso – ha affermatoGianfranco Battisti, direttore di Trenitalia -. Ogni anno trasportiamo 180mila pellegrini verso le destinazioni della fede, di cui 9mila ammalati gravi”. La maggior parte dei viaggiatori della fede italiani provengono da Campania, Piemonte, Veneto.

Ragione di esistere. Da qualche mese però, Trenitalia ha dismesso il cosiddetto “asset religioso”. C’è stata una gara d’appalto per le 200 carrozze, che è stata aggiudicata da Sarp (Società associazioni religiose pellegrinaggi). È in trattative un accordo con Trenitalia per il trasporto in proprio per i prossimi cinque anni. “È un passaggio complicato ma necessario – ha spiegato Dante D’Elpidio, presidente di Sarp e vicepresidente dell’Unitalsi -. Perché senza i treni non avremmo più ragione di esistere”. I “treni bianchi” sono luoghi di preghiera – fondamentale è il vagone cappella dove si celebrano messe e adorazioni eucaristiche – ma anche luoghi di assistenza (con medici, infermieri e volontari pronti ad intervenire) e di socialità. Famosa è la tradizionale spaghettata di mezzanotte a Ventimiglia. Quindici/venti chili di pasta per festeggiare il passaggio in Francia e le amicizie fatte. “Quando si arriva a Lourdes – ha precisato – l’80% dei pellegrini già si conoscono”. Le cifre degli arrivi al santuario di Lourdes dimostrano però una diminuzione: erano 870.274 pellegrini da tutto il mondo nel 1999, nel 2012 sono stati 715.781, con l’eccezione del picco del 2008 (1.466.350 presenze) per i 150 anni dell’apparizione della Madonna. Anche dall’Italia sono scesi da 231.473 a 158.415. “Nonostante un calo del 10% a causa della crisi – ha precisato D’Elpidio -, il nostro settore tiene. Molti preferiscono rinunciare ad un viaggio piuttosto che al pellegrinaggio”.

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