La struttura della lettera
Dal punto di vista della struttura, la lettera può essere divisa in quattro parti. Nella prima parte possiamo cogliere le circostanze, quelle poc’anzi esposte, che hanno indotto Galilei a scrivere al suo discepolo. Nella seconda parte, quella più interessante da un punto di vista storico e teologico, Galilei esprime le sue idee circa il rapporto fra le verità espresse nella Sacra Scrittura e le verità desunte dalla scienza. Con questa premessa ideale, nella terza parte egli spiega come la teoria eliocentrica sia più idonea rispetto a quella geocentrica per spiegare il passo della Genesi in cui Giosuè ordina al sole di fermarsi. La lettera si conclude con i saluti finali
I contenuti della lettera
Nella sua lettera Galilei ritorna su quanto Benedetto Castelli e i suoi illustri interlocutori si sono detti. Egli parte da un’affermazione fatta da Cristina di Lorena sul carattere assolutamente infallibile della Sacra Scrittura ribattendo:
Avrei solo aggiunto che, sebbene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno talvolta errare qualcuno dei suoi interpreti e presentatori, in vari modi: tra i quali unosarebbe gravissimo e frequentissimo, quando si volesse fermare sempre sul significato letterale delle parole, perché così vi apparirebbero non solo diverse contraddizioni, ma gravi eresie e anche bestemmie; poiché sarebbe necessario attribuire a Dio piedi, mani e occhi senza escludere gli affetti corporali e umani come l’ira, il pentimento, l’odio, e talvolta anche la dimenticanza delle cose passate e l’ignoranza di quelle future
Con queste parole Galilei introduce una distinzione fra la parola della Sacra Scrittura e la sua interpretazione adducendo che, se la prima è sempre infallibile, non si può dire la stessa cosa della seconda. Secondo l’illustre scienziato, gli interpreti della Bibbia possono sbagliare in più modi, ma quello più grave e ricorrente sarebbe quello di interpretare alla lettera la parola della Sacra Scrittura. È bene tornare a questo punto a quanto detto precedentemente a proposito dell’interpretazione delle Sacre Scritture. Se nell’antichità e nel medio evo era naturale interpretare la Bibbia in senso spirituale, fondandosi sul senso letterale, ma senza esserne strettamente e aridamente vincolati, in questo particolare momento storico l’aderenza al senso letterale ha una notevole importanza. Non è neppure passato un secolo da quando la riforma luterana ha scosso l’Europa e spaccato l’unità della Chiesa. Lutero e i suoi seguaci hanno attaccato la Chiesa di Roma a suon di versetti biblici accusandola di non essere conforme, nella sua vita e nelle sue istituzioni, alla Sacra Scrittura. Il Concilio di Trento si era sforzato di rispondere, anche sulla base delle Sacre Scritture, a ciò che la riforma protestante sosteneva. Se la Chiesa Cattolica avesse abbandonato la teoria geocentrica e sostenuto quella eliocentrica, i protestanti non avrebbero perso tempo a sottolineare l’ennesimo tradimento della Sacra Scrittura. Le parole di Galilei nell’antichità o nel medio evo sarebbero state pacificamente accolte, ma in questo particolare momento storico rischiano di aprire, e di fatto così è accaduto, un caso.
Come abbiamo appena detto, Galilei distingue fra parola e significato e precisa che tali semplici espressioni “sono poste così per adeguarsi all’incapacità del popolo”. Tale modo di esprimersi dello scienziato non si discosta dalla massima della scolastica che afferma “quidquid recepitur ad modum recipientis recepitur” e rivela in sordina la buona conoscenza che evidentemente Galileo Galiei ha delle strutture logiche e degli schemi mentali dei suoi contemporanei. Egli auspica che
I saggi commentatori esprimano i veri significati e indichino i particolari motivi a causa dei quali sono state pronunciate codeste parole