Nell’arte di camminare, “quello che importa non è di non cadere, ma di non rimanere caduti. Alzarsi presto, subito, e continuare ad andare. E questo è bello: questo è lavorare tutti i giorni, questo è camminare umanamente”. Importante è anche “camminare in comunità con gli amici, con quelli che ci vogliono bene”. “Non si può vivere senza amici: questo è importante”, ha affermato rispondendo a un’altra domanda. A un ragazzo che gli ha chiesto se voleva diventare Papa, ha risposto: “Una persona che vuole fare il Papa non vuole bene a se stessa. No, io non ho voluto fare il Papa”. E alla domanda perché è diventato Gesuita, ha chiarito: “Quello che mi ha dato tanta forza per diventare Gesuita è la missionarietà: andare fuori, andare alle missioni ad annunziare Gesù Cristo”. Un’altra ragazza gli ha chiesto perché abbia rinunciato ad andare a risiedere nel Palazzo apostolico scegliendo Santa Marta e ad una auto grande”. “Non è soltanto una cosa di ricchezza – ha risposto il Papa -. Per me è un problema di personalità. Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene”.
“La povertà del mondo è uno scandalo – ha aggiunto -. In un mondo dove ci sono tante, tante ricchezze, tante risorse per dare da mangiare a tutti, non si può capire come ci siano tanti bambini affamati, ci siano tanti bambini senza educazione, tanti poveri. La povertà, oggi, è un grido. Tutti noi dobbiamo pensare se possiamo diventare un po’ più poveri: anche questo, tutti lo dobbiamo fare”.
Rispetto alla questione dell’auto, dunque, è anche il fatto di “non avere tante cose e diventare un po’ più povero”.
A proposito della crisi, Francesco ha osservato che “quello che è in crisi è il valore della persona umana, e noi dobbiamo difendere la persona umana”. Per il Papa, “oggi non conta la persona: contano i soldi, conta il denaro. E Gesù, Dio ha dato il mondo, tutto il creato, l’ha dato alla persona, all’uomo e alla donna, perché lo portassero avanti. Non al denaro”. La persona oggi “è schiava! E noi dobbiamo liberarci di queste strutture economiche e sociali che ci schiavizzano”. A un professore che ha fatto una domanda sul ruolo dei cristiani in politica il Pontefice ha risposto: “Coinvolgersi nella politica è un obbligo, per un cristiano. Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani: non possiamo. Dobbiamo immischiarci nella politica, perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune”.