Il tema di questa domenica è il perdono – “i tuoi peccati sono perdonati, va in pace” dice Gesù alla donna peccatrice – di un perdono che può essere donato e accolto solo da chi ama. Nelle letture troviamo il dialogo tra Davide e il profeta Natan, nel secondo libro di Samuele; ma anche le parole di Gesù al fariseo Simone e alla peccatrice.
Non c’è grandezza di peccato che non trovi nella sguardo di compassione di Dio una porta aperta all’amore.
Come ricordava Papa Francesco, già nella sua prima omelia nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il Signore non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli il perdono.
È il paradosso di chi si crede nel giusto è guarda l’altro con occhi di giudice, e di chi è nel giusto e guarda l’altro con occhi di misericordia, di amore.
È il contrasto tra due modi di rapportarsi a Dio, e agli altri: il fariseo Simone che invita a pranzo Gesù ed è convinto di meritare tutta la sua attenzione e la peccatrice che irrompe nella sala e si pone ai piedi di Gesù che bagna con le sue lacrime e asciuga con i suoi capelli: senza dare una spiegazione, senza esprimere una sola parola, compie gesti che Simone giudica scandalosi: “se costui fosse un profeta – dice di Gesù – saprebbe chi è e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice”. Parole di condanna per la donna, certo; ma anche per Gesù, che si lascia avvicinare dalla donna e Luca scrive nel suo Vangelo: “sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco”.
Commenta Papa Francesco: “Gesù accoglie, ama, solleva, incoraggia, perdona e dona nuovamente la forza di camminare, ridona vita. In tutto il Vangelo noi vediamo come Gesù con i gesti e le parole porta la vita di Dio che trasforma”.
È poi nella parabola dei due debitori – il grande e il piccolo debito, entrambi condonati – che si chiarisce meglio il gesto di Gesù; Simone stesso è costretto a confrontarsi con la donna che aveva disprezzato come peccatrice, a posare gli occhi su di lei e a vedere nei suoi gesti il segno di un amore senza limiti e a confrontarlo con il suo e con la piccolezza della sua giustizia.
Il Dio vivente è misericordioso, commenta Papa Francesco; ci introduce nella vita divina come veri figli di Dio. Ma noi dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito Santo: “il cristiano è un uomo spirituale, e questo non significa che sia una persona che vive ‘nelle nuvole’, fuori della realtà, come se fosse un fantasma. Il cristiano è una persona che pensa e agisce nella vita quotidiana secondo Dio, una persona che lascia che la sua vita sia animata, nutrita dallo Spirito Santo perché sia piena, da veri figli”.
Il Dio vivente è il dio della vita, ricorda Papa Francesco nella giornata dedicata all’Evangelium vitae, nell’Anno della fede. Ma l’uomo “non sceglie la vita, non accoglie il ‘Vangelo della vita’, ma si lascia guidare da ideologie e logiche che mettono ostacoli alla vita, che non la rispettano, perché sono dettate dall’egoismo, dall’interesse, dal profitto, dal potere, dal piacere e non sono dettate dall’amore, dalla ricerca del bene dell’altro”. L’illusione di voler costruire la città dell’uomo senza Dio, “una nuova Torre di Babele” sottolinea Francesco: “è il pensare che il rifiuto di Dio, del messaggio di Cristo, del Vangelo della vita, porti alla libertà, alla piena realizzazione dell’uomo. Il risultato è che al Dio vivente vengono sostituiti idoli umani e passeggeri, che offrono l’ebbrezza di un momento di libertà, ma che alla fine sono portatori di nuove schiavitù e di morte”.
È il tema più volte evidenziato anche da Papa Benedetto: i comandamenti letti non come tanti “no”, ma dei si alla vita, all’amore, come “una via di libertà e di vita” perché, commenta Papa Francesco, il Dio vivente “ci fa liberi. Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude”.