Pubblichiamo una nuova lettera di Pasquino, clicca qui per leggere la sua prima lettera.
“Mi hanno detto dalla redazione che in molti hanno chiesto chi fosse Pasquino.
Forse si può dire che c’è un “incattivimento” dato dal fatto che non siamo più abituati a confrontarci e a discutere serenamente.
Ogni volta che viene fatta una riflessione si pensa a dietrologie e dove si voglia arrivare.
Il fatto non è, chi è Pasquino, quale penna scriva le parole, ma se ciò che dice è condivisibile oppure no.
Il giornale mi ha offerto la possibilità di riflettere ad alta voce, di aprire un dialogo, di crescere insieme agli altri lettori.
Anche di farmi dire attraverso i commenti che la mia riflessione era sbagliata.
Però, come spesso accade si preferisce fare il “chiacchiericcio”, cercare i motivi per cui io abbia scritto, vederlo come un pericolo, invece di guardare i possibili problemi che ho cercato di affrontare e si finisce per distogliere l’attenzione dal problema.
Forse umanamente siamo anche portati a cercare di scoprire chi sono per trovare dei pregiudizi verso chi scrive queste riflessioni.
I motivi che mi hanno portato a rimanere nell’anonimato potreste anche non condividerli, però Pasquino è come il dito che indica la luna: invece di guardare la luna, tante volte ci fermiamo a guardare e a interrogarci sul dito.
Certo, potrà essere snello e longilineo o tozzo e peloso, però, è, e sempre sarà, solo un dito.
Ad majora!”