ROMA – “Gerusalemme è la meta finale, dove Gesù, nella sua ultima Pasqua, deve morire e risorgere, e così portare a compimento la sua missione di salvezza”. Lo ha sottolineato Papa Francesco, stamattina, alla recita dell’Angelus con i fedeli giunti a piazza San Pietro, ricordando che il Vangelo di questa domenica mostra “un passaggio molto importante nella vita di Cristo”, quando “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Dopo quella “ferma decisione”, Gesù “punta dritto al traguardo, e anche alle persone, che incontra e che gli chiedono di seguirlo, dice chiaramente quali sono le condizioni: non avere una dimora stabile; sapersi distaccare dagli affetti umani; non cedere alla nostalgia del passato”.
Ma Gesù dice anche “ai suoi discepoli, incaricati di precederlo sulla via verso Gerusalemme per annunciare il suo passaggio, di non imporre nulla: se non troveranno disponibilità ad accoglierlo, si proceda oltre, si vada avanti”. Ma, ha aggiunto a braccio il Pontefice, “Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita: ‘Se tu vuoi, vieni’.
L’umiltà di Gesù è così: Lui ci invita sempre, non impone”. Per il Santo Padre, “tutto questo ci fa pensare”. Ci dice, ad esempio, “l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla”.
Infatti, “Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, ‘telecomandato’: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta”. Gesù ha preso questa decisione “nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino”. E, ha sottolineato Francesco, proseguendo a braccio, “Gesù era libero, in quella decisione era libero. Gesù a noi cristiani ci vuole liberi, come Lui. Con quella libertà che viene da questo dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Non vuole Gesù né cristiani egoisti che seguono il proprio io e non parlano con Dio né cristiani deboli, cristiani che non hanno volontà, cristiani telecomandati, incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi con la volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi”. E questa libertà “si fa nel dialogo con Dio, nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza non è libero”. Per questo “dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza”.
“Ma – ha avvertito il Papa – attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace… Non è questo! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele”. “Noi – ha continuato a braccio – abbiamo avuto un esempio meraviglioso di com’è questo rapporto con Dio nella propria coscienza. Un recente esempio meraviglioso”. Il Papa Benedetto XVI “ci ha dato questo grande esempio, quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore”.
E “questo esempio – ha detto a braccio – del nostro Padre ci fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire”. Di qui la richiesta di intercessione alla Vergine: “Ci aiuti Maria a diventare sempre più uomini e donne di coscienza, liberi nella coscienza, perché è nella coscienza si dà il dialogo con Dio, uomini e donne capaci di ascoltare la voce di Dio e di seguirla con decisione”.