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Di Mario Vagnoni
GROTTAMMARE – Dal 22 giugno al 4 luglio presso casa San Francesco de Paola in Grottammare si è svolta la festa in onore del beato Pier Giorgio Frassati organizzata dalla Compagnia dei Tipi Loschi con tante serate interessanti. Mi soffermerò a raccontarne 2.
Il 1 luglio abbiamo vissuto con gioia l’VIII Gagliarda’s Day, cioè una giornata di incontri sullo sport anche perchè il nostro patrono Pier Giorgio era un grande sportivo, amava scalare le montagne. L’incontro si è svolto così; prima di cena sono intervenuti Andrea Bartali, figlio primogenito del grande ciclista Gino Bartali e Giorgio Mancini, ex ciclista professionista fine anni ’50 nella San Pellegrino diretta da Gino Bartali.
Insieme hanno raccontato di aneddoti familiari e sportivi di questo grande campione un uomo vivo, che è ricordato non solo per le sue imprese sportive vinte: 2 Tours de France e 3 giri d’Italia, ma perchè era una persona cristiana che ha fatto dello sport una missione. Infatti ha messo a disposizione degli altri le sue doti ciclistiche non solo per dare gioia ai tifosi, ma, macinando chilometri in bici a tempo di guerra, ha procurato documenti nascosti nella canna della sua bicicletta, per contribuire a salvare centinaia di ebrei destinati ai campi di concentramento nazisti.
Commovente è una sua frase scritta nel ricordino stampato con una sua foto con il figlio per quest’anno: “I miei figli li ho visti poco. Mi consolo pensando di aver sostituito la presenza con l’esempio”.
Dopo cena è intervenuto don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del Centro Sportivo Italiano, responsabile della Commissione Sport della diocesi di Milano e fratello del giocatore della nazionale di Calcio e del Milan Demetrio Albertini.
Attraverso un affascinate power point dal titolo “ Da dove viene la forza per arrivare alla fine della corsa?”ci ha illustrato come lo sport è veramente la metafora della vita, facendo degli esempi concreti di atleti che hanno vissuto lo sport non solo come una professione, ma anche come valore aggiunto che rende la propria esistenza più significativa.
Ogni altleta è stato associato ad una virtù cardinale: la prudenza è stata seguita da quella velocista che rimasta incita, invece di abortire come le avevano cosigliato per partecipare alle Olimpiadi di Atene 2004 ha portato avanti la gravidanza, poi ha ripreso gli allenamenti e a Pechino 2008 ha vinto la medaglia di bronzo. E’ stata prudente ha seguto Gesù che dice, a che serve avere gloria e onore se poi uno perde l’anima?
Per la fortezza ci ha fatto l’esempio di quel pattinatore che dopo tanti infortuni e anni di sofferenze non ha mollato e ha vinto una medaglia d’oro rocambolesca perchè in finale, dove erano in 5, cadono tutti e 4 gli avversari e taglia il tragurdo da solo, ma alla fine è stato ripagato di 10 anni di sofferenze non perdendosi d’animo.
La giustizia ha come esempio un corridore messicano di altetica che avrebbe potuto vincere la gara, ma decide di arrivare 2° perchè l’atleta africano che lo precedeva e non sapeva lo spagnolo pensa di aver finito la corsa e che aveva vinto. Il messicano lo prende per una spalla lo spinge al tragurdo e alla fine dice ad un girnalista: “Sentivo dentro di me che lui meritava la vittoria, non io”. Questo è un grande esempio di giustizia e lealtà sportiva.
La temperanza è invece rappresentata da quell’atleta africano che fa una maratona infortunato, arriva allo stadio 2 ore dopo il vincitore e alla domanda di un giornalista sull’inutilità di questa fatica risponde: “Il mio paese mi ha mandato qui non per vincere, ma arrivare fino in fondo al tragurdo”. Questo è un bell’esempio perchè va contro la mentalità di oggi che ci dice: “ Vali se raggiungi dei risultati, medaglie”. “ No” ha detto don Alessio “ Noi valiamo perchè ci siamo, esistiamo, perchè la vita è un dono che Qualcuno ha creato”.
Ha aggiunto che è giusto impegnarsi, allenarsi, superare le nostre pigrizie e i nostri limiti, ma lecitamente correttamente non a tutti i costi perchè la nostra vita vale più delle vittorie e dei successi che possimo guadagnare. In sé la vita vale perchè ci è stata donata.
Ringraziamo don Alessio perchè ci ha aperto nuovi orizzonti per essere persone vive e vere.
Il 4 luglio, giorno della nascita al cielo del beato Pier Giorgio, il nostro vescovo Gervasio ha celebrato un’eucarestia durante la quale ha amministrato 7 cresime e 8 comunioni.
La celebrazione si è svolta come ha detto sua Eccellenza, in una cattedrale all’aperto realizzata da nostro Signore, qual è l’ambiente stupendo di Casa San Francesco de Paola.
Sono accorsi tanti fedeli, oltre ai ragazzi e alle famiglie della Compagnia dei Tipi Loschi c’erano anche amici e parenti dei cresimandi e dei bambini della prima Comunione.
Il vescovo nell’omelia ha ricordato l’esempio del beato Pier Giorgio Frassanti, una vita breve, è morto che non aveva neanche 25 anni, ma intensa spesa nell’amore a Gesù e ai poveri di Torino. “Quando si segue Gesù così”, ha continuato sua Eccellenza, “la vita si realizza, si arricchisce di gioia, ha senso”. Ha aggiunto: “ Perchè oggi c’è poca gioia nei nostri cuori? Perchè si prega poco o niente. La nostra forza viene dal Signore e occorre chiederla con la preghiera.
Alcuni dicono: non abbiamo tempo. Troviamolo il tempo perchè prima bisogna fare le cose importanti ( preghiera e chiedere aiuto a Dio) e poi le cose urgenti ( tutto il resto). E’ Dio che ci aiuta a compiere le cose urgenti”.
Ai ragazzi della cresima ha detto di andare contro corrente se è necessario, citando Chesterton perchè solo una cosa viva va conto corrente, e non seguire le mode e la mentalità moderna che spesso ci allontanano da Dio.
Ha esortato poi i bambini della prima Comunione ad essere sempre amici di Gesù perchè con Lui si cresce nella santità e si vive nella gioia. Siccome alcuni bambini hanno fatto la prima confessione, il vescovo ha ricordato a noi adulti di confessarci spesso, perchè come dice papa Francesco: “ Dio è Misericordioso e non si stanca mai di donarci il suo perdono, perchè ha un Amore infinito”.
E’ stata una celebrazione ben partecipata che ha lasciato certamente frutti di vita eterna in chi era presente. Ringraziamo il nostro vescovo Gervasio che non ci fa mancare mai la sua presenza e il suo affetto.
Ringraziamo anche i concelebranti sacerdoti e amici della Compagnia: don Peppino e don Spencer e i diaconi Walter Gandolfi e Alessandro Girolami che ci hanno aiutato nei riti sacramentali.