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Bambini dell’Unitalsi in missione di Pace

Di Daniele Rocchi

Un’invasione gioiosa, festante, colorata: si sono presentati così i “bambini in missione di pace” dell’Unitalsi davanti all’ingresso di uno dei più grandi parco-giochi a tema d’Europa, il “PortAventura” di Salou (Tarragona) nella Costa Daurada, 100 chilometri a nord di Barcellona.
In mille tra bambini, genitori, accompagnatori e volontari sono giunti nella tarda mattinata di ieri nel parco dove faranno base fino a giovedì prima di ripartire per l’Italia.
Giornata di svago e di festa quella odierna dopo che ieri la direzione del Parco aveva accolto i bambini con uno spettacolo musicale ed una Parata organizzati proprio per loro. I piccoli hanno risposto con entusiasmo all’invito e si sono riversati con i loro cappellini colorati di Papparcobaleno nelle sei aree tematiche del Parco, con qualcuno tra loro, che si è spinto, aiutato dagli accompagnatori, anche sulle montagne russe che vantano il passaggio più alto di Europa, con i suoi 76 metri. Ed oggi molti di questi piccoli pellegrini promettono di provare l’ebbrezza delle attrazioni proposte.

Ma tra i protagonisti di questo pellegrinaggio non ci sono solo i bambini ma anche i genitori, le famiglie, vale a dire chi, nella quotidianità, sacrifica per essi la propria vita. A loro va il pensiero di Salvatore Pagliuca, presidente dell’Unitalsi, che al Sir offre una chiave di lettura tutta particolare di questo pellegrinaggio. E lo fa partendo da un dato allarmante, “doloroso” che, spiega, “ci arriva direttamente dalle nostre 20 sezioni e 283 sottosezioni, e dai circa mille gruppi sparsi in tutto il territorio. I bambini disabili passano l’84% del loro tempo da soli davanti alla televisione. Con questo pellegrinaggio vogliamo rompere la loro solitudine dovuta anche alla crisi e ai tanti problemi. Siamo convinti che la pace passi anche attraverso la condivisione e lo stare insieme”. E racconta un aneddoto accaduto in nave da Civitavecchia a Barcellona: “una mamma durante il viaggio è venuta da me per dirmi di aver visto il proprio figlio sorridere dopo tanto tempo. Me lo ha raccontato con gli occhi lucidi per la gioia. La solitudine porta al senso di abbandono e alla tristezza. Con questo pellegrinaggio vogliamo rompere la solitudine dei nostri bambini e delle loro famiglie”. Pagliuca snocciola poi altri numeri: “in Italia i disabili – secondo alcune statistiche – sarebbero circa tre milioni. E quindi anche tre milioni di famiglie”. Chi pensa alle mamme e ai papà di bambini disabili più o meno gravi? Una domanda cui Pagliuca non vorrebbe rispondere: “come Unitalsi abbiamo lanciato il cosiddetto ‘Progetto Solitudine’ che si propone di dare la possibilità ai genitori della persona disabile di dedicarsi del tempo e seguire i propri interessi. Un piccolo aiuto che rende la vita familiare più serena e che permette di affrontare meglio le difficoltà e le tensioni che ci sono all’interno di famiglie con disabili”. Ma non basta. “Anche la politica è chiamata a fare la sua parte. Il problema – denuncia Pagliuca – è che noi facciamo supplenza alle istituzioni, non solo a causa dei tagli al welfare ma anche per una questione culturale. In un momento in cui il welfare è uno dei pochi settori a produrre occupazione e reddito, in Italia viene tagliato. C’è una mentalità politica da cambiare. Non serve rimuovere le barriere architettoniche se poi persistono, nei confronti dell’handicap, quelle mentali nelle teste dei nostri responsabili politici. E’ necessario un salto di qualità per capire che investire a favore dell’handicap significa investire per tutti e per il bene comune”.

E bene comune significa per l’Unitalsi anche lavorare per il diritto alla vita, la sua difesa dal concepimento alla morte naturale. Ecco perché l’associazione è in prima linea nella raccolta delle firme per la campagna europea “Uno di noi” per chiedere alle istituzioni europee d’introdurre il divieto di finanziare con fondi comunitari qualsiasi attività che presupponga la distruzione degli embrioni umani a fini di ricerca. “Una lotta di civiltà per dire che il concepito è veramente ‘uno di noi’, in nulla diverso da chi già è nato – afferma il presidente dell’Unitalsi -. Nelle sezioni e sottosezioni stiamo raccogliendo le adesioni. E abbiamo cominciato a raccogliere firme anche nel santuario di Lourdes, nella nostra struttura “Salus Infirmorum” dove abbiamo allestito una postazione permanente di raccolta. L’idea è quella di averne una fissa nel ‘Forum informazioni’ del santuario”. E a proposito di Lourdes Pagliuca rivela un suo desiderio: “spero che Papa Francesco possa venire in pellegrinaggio con noi a Lourdes.
Il primo disabile che ha abbracciato è stato Cesare Cicconi, dell’Unitalsi. Vorrei che questo abbraccio ora stringesse anche le famiglie dei disabili”.

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