ACQUAVIVA PICENA – Giovedì 11 luglio si è tenuto presso l’Auditorium “San Giacomo della Marca” della Banca Picena Truentina alle ore 21:00 un interessante convegno dal titolo “Sport, dal calcio giovanile al professionismo: esperienze e valori” e “L’uso e abuso del doping nelle discipline sportive”. E’ proprio dal discorso doping che, dopo i saluti del sindaco Pierpaolo Rosetti e dell’assessore allo sport Luca Balletta, è partito il convegno, un tema di attualità di cui si sente parlare sempre più spesso. La dottoressa Arianna Canali dell’U.D.S., Unità di Strada, servizio di prevenzione sugli effetti e sui rischi legati al consumo di droghe, ha spiegato in maniera semplice e chiara cosa viene considerato doping, quali sono le sostanze utilizzate e la loro conseguenza sulla salute; l’uso di sostanze per il potenziamento delle performance è sempre esistita, come per esempio la mescalina per gli indios, ma l’assunzione di esse è nociva per la salute ed è senza mezzi termini un’infrazione all’etica dello sport e all’etica della scienza medica. Queste sostanze possono essere assunte per aumentare la competitività, la resistenza alla fatica, innalzare la soglia del dolore, aumentare la disponibilità di ossigeno, avere il controllo del tremore, diminuire l’ansia, aumentare la massa, la forza e la potenza muscolare o diminuire il peso oppure per mascherare o modificare il risultato dei controlli antidoping. E’doping la presenza di sostanze dopanti nel corpo, la loro somministrazione e assunzione, l’elusione delle analisi di controllo antidoping e l’assunzione di farmaci o altre sostanze al fine di mascherare o modificare i risultati dei controlli.
Gli effetti devastanti di questa pratica possono portare alla compromissione del funzionamento fisiologico dell’organismo con effetti anche a lungo termine e cioè dopo mesi o anni dall’assunzione anche per brevi periodi. Ma il doping non è solo un danno per la salute, il doping è anche una menzogna verso gli avversari, verso i tifosi e verso se stessi, è rubare un risultato. Il doping deturpa il volto dello sport perché in realtà “Lo sport è – come ha concluso la dottoressa Canali – concentrazione, arte, forza, equilibrio,… “ e tutto ciò che dipende dalla nostra voglia di dare il meglio di noi stessi con un impegno serio e costante nell’allenamento e la passione per raggiungere un risultato.
La parola è quindi passata agli altri relatori presenti a cominciare da Giulio Spadoni, direttore sportivo, che partendo dall’intervento, definito crudo e diretto, sugli effetti devastanti del doping, ha sottolineato che esso porta ad un degrado fisico, non porta alcun beneficio, che c’è solo da perdere e che i titoli vanno ottenuti con l’allenamento, l’impegno e il lavoro cercando di prevalere sugli altri con metodi corretti, solo così si avranno delle vere soddisfazioni.
Maurizio Compagnoni, giornalista e commentatore di Sky, dopo essersi soffermato sul ricordo di alcune giovani atlete di atletica leggera che poco avevano di donne e su record trentennali nel campo di atletica che, nonostante nel corso degli anni le tecniche di allenamento siano migliorate, non sono stati ancora non superati, ha ricordato come in passato si accettava di tutto mentre ora si investe di più nell’antidoping, perché oltre il danno alla salute il doping appiattisce i valori e si vince di meno.
E’ stata poi la volta degli interventi di alcuni ex giocatori: Ottavio Palladini, Marco Samaritani, Sebastiano Vecchiola e lo stesso Luca Balletta assessore allo sport del Comune di Acquaviva. I loro interventi sono stati importanti perché i calciatori sono dei simboli per i ragazzi ed hanno molto da insegnare. Sono tutti concordi nel dire che nello sport ci vuole la passione, la determinazione e l’impegno; le nuove generazioni devono imparare che se vogliono raggiungere degli obiettivi, non possono andare avanti cercando di evitare gli ostacoli ma devono imparare ad affrontare dei sacrifici per lavorare con serietà ed impegno e in questo vanno aiutati e seguiti sia dagli allenatori che dai genitori che devono aiutare i bambini ad andare oltre i sacrifici. Spesso sia da parte dei genitori che da parte degli stessi atleti ci sono delle aspettative troppo alte dovute ai falsi miti del mondo dorato dello sport; queste cose vanno superate. Oggi il cammino di un calciatore inizia dalle basi, in una scuola di calcio con dei bravi tecnici, continua con la passione, che deve essere l’arma dei ragazzi, con l’impegno negli allenamenti e uno stile di vita sano; questo cammino diventa così il primo grande esame della vita per imparare a superare le difficoltà. Per il resto, chi ha una mentalità leale e sportiva alla fine ne esce fuori perché un allenatore valuta un atleta a 360°, un atleta che sa vincere con l’impegno, il sacrificio e l’onestà.
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