“Il problema dell’inquinamento o comunque della presenza in mare di sostanze potenzialmente pericolose per l’ambiente e l’uomo – ha detto la Malaspina durante l’incontro nel rappresentare il presidente della Regione Marche – è di estrema complessità e attualità. L’attività estrattiva di greggio in mare, una tra le diverse cause di inquinamento, oltre a quello provocato dal transito in mare di ogni tipo di natanti e delle navi-cisterna per il trasporto di idrocarburi, potrebbe compromettere in modo irreversibile le risorse che fanno dell’Italia, e, in particolar modo delle Marche, uno dei Paesi europei turisticamente più appetibile. L’intero Mar Mediterraneo è sempre più oggetto dell’interesse economico delle compagnie petrolifere, tanto è vero che, attualmente le richieste e i permessi per la ricerca di petrolio in mare riguardano soprattutto l’Adriatico centro meridionale, il Canale di Sicilia e il mar Ionio e sulla base di concessioni che riguardano 1786 kmq di mare, sono dichiarate operative 9 piattaforme petrolifere di cui 2 nelle Marche. Più precisamente ci sono: 3 istanze di prospezione che riguardano sostanzialmente tutto l’Adriatico da Ravenna al Salento, 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati, di cui 1 di fronte alle Marche, 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del ministero dello Sviluppo economico, di cui 2 di fronte alle Marche e 7 richieste di estrazione di petrolio, di cui 1 di fronte alle Marche”
“L’approvazione ieri – ha proseguito l’assessore – da parte dell’assemblea legislativa della Regione Marche della deliberazione amministrativa, sulla scia delle analoghe azioni intraprese da altre Regioni, quali Veneto, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise e Puglia, intende manifestare la netta contrarietà alla possibilità di riavviare le procedure autorizzative per nuove trivellazioni in mare, introdotta dall’articolo 35, comma 1, del d.l. 83/2012 “Misure urgenti per la crescita del Paese” (c.d. Decreto sviluppo) convertito, con modificazioni, dalla legge 134/2012”.
“La proposta normativa – ha concluso la Malaspina – si compone di un unico articolo, che prevede il divieto delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico prospicienti le regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. Prevede, inoltre, che il predetto divieto si applichi anche ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della legge”.