Il dato è di venerdì 19 luglio, e merita una menzione perché sta evidenziando non soltanto il progredire della raccolta, molto costante e significativo, ma anche una crescita progressiva della presa di coscienza culturale ed etica, su scala europea, del valore della vita umana. È questo infatti il commento che si sente a vari livelli, tra le associazioni ed i movimenti italiani ed europei che stanno animando la raccolta di firme per la campagna “Uno di Noi”, e che naturalmente si accentua al passaggio di livelli simbolici, quale è quello delle 800mila firme: simbolico perché alto, simbolico e bene augurante perché sempre più vicino al milione di firme che è ora a portata di mano, forse con largo anticipo rispetto al termine del 31 ottobre.
Ma questo risultato, oltre che una presa di coscienza, evidenzia anche l’azione conseguente che si sta materializzando e che induce il Comitato promotore nazionale a esprimere soddisfazione. Infatti le 802.408 firme mostrano chiaramente che c’è tanta gente che crede al valore della vita umana racchiusa nell’embrione e nella sua inviolabile dignità, che quindi non può essere manipolata a piacere per finalità quali la ricerca, lo sfruttamento economico, sanitario o di “brevetto” di ricerche sul Dna.
I Paesi che hanno “sprintato”. A cosa si deve questo slancio progressivo nella raccolta firme? Al risveglio di alcuni Paesi, in particolare, oltre che alla tenuta e all’ascesa continua di nazioni quali l’Italia (+521,67%) e la Polonia (+374,20%) che hanno superato di 4 o 5 volte i rispettivi “minimi” fissati dalla Commissione europea per il conseguimento del requisito di 7 Paesi che superino la propria “asticella”. Ecco le nazioni che stanno emergendo per vitalità: anzitutto la Francia, che dopo aver “sonnecchiato” nei primi mesi, quelli primaverili, ha oggi superato di slancio il proprio “minimo”, giungendo a un bel 135,56% con 75.235 firme rispetto alle 55.500 minime richieste. La raccolta continua e questo Paese ultra-laicizzato potrebbe riservare ulteriori positive sorprese. Notevole anche il risultato di Austria (218,25%), Spagna (148,93%), Ungheria (297,07%), Lituania (che da poco ha superato il suo minimo posizionandosi al 101,38%), Olanda (singolarmente vivace nonostante una legislazione ultra-libertaria sul piano etico, con il 110,83%), Slovacchia (208,55%). Le altre novità dell’ultima ora sono i due Paesi outsider, Romania e Portogallo che finora avevano navigato nelle zone medio-basse della classifica di raccolta firme. La Romania ha accelerato e si avvicina al 100% col suo attuale 94,67%; il Portogallo è all’80,03% ma veniva da percentuali molto più deboli. Quindi un grosso incoraggiamento per questi due Paesi, mentre – notano al Comitato europeo – rimane “ferma” la Germania, Paese non solo importante, anzi “il più importante” d’Europa dal punto di vista economico e sociale, ma anche forte di una grande tradizione religiosa ed etica: al momento è ferma al 41,86%. Si attende la discesa in campo delle associazioni laicali per dare uno slancio più forte alla raccolta: con il loro contributo la campagna potrebbe avvicinare il traguardo finale molto in fretta.