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Sgominata la banda dell’oro rosso

Immagine di repertorio

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – 14 arresti, il risultato dell’Operazione “AUR ROSU” (oro rosso in lingua romena), in cui circa cinquanta militari dell’Arma dei Carabinieri, dalle prime luci dell’alba, sono stati impegnati, in Ascoli Piceno e Latina, per eseguire 14 Ordinanze di Custodia Cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Ascoli Piceno – Dott.ssa Giuliana Filippello, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica ascolana, titolare del fascicolo processuale, dott.ssa Cinzia Piccioni, controfirmata dal Procuratore capo dott. Michele Renzo, nei confronti di un’associazione per delinquere, di matrice romena, dedita alla commissione di furti di rame presso impianti fotovoltaici ubicati nelle province di Ascoli Piceno, Macerata e Teramo.

Le investigazioni, avviate dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di San Benedetto del Tronto alla fine dello scorso anno, a seguito di alcuni furti perpetrati presso impianti fotovoltaici ubicati nell’interland sambenedettese, e condotte con l’ausilio di indagini tecniche e di geo-localizzazione elettronica, si sono parzialmente concluse lo scorso 2 maggio, quando quei militari arrestarono, nella flagranza di reato, sette degli odierni 14 indagati, responsabili del furto di circa 30 quintali di cavi in rame, che costituivano l’impianto di trasmissione di energia elettrica di un sito fotovoltaico in località Cesolo di San Severino Marche (MC).
Un danno patrimoniale superiore ai 50 mila Euro, parzialmente ricoperto per il recupero di tutta la refurtiva, restituita al legittimo proprietario.

Come la composizione di un puzzle, attraverso minuziosi riscontri alle intercettazioni telefoniche ed ai tradizionali servizi di osservazione e pedinamento, gli investigatori hanno ricostruito la geometria criminale di un vera e propria associazione per delinquere di matrice romena, i cui componenti, tutti residenti o domiciliati da tempo in Ascoli Piceno, erano favoriti dalla compartecipazione anche di tre ascolani.

La struttura organizzativa prevedeva due figure emergenti, con il compito di individuare gli obiettivi da colpire, costituire le squadre d’assalto, dirigere e coordinare i sopralluoghi presso gli obiettivi scelti e poi tutte le fasi del furto.

Le indagini hanno permesso di definire il ruolo di tutti gli altri componenti della banda, oggi tratti in arresto, da quelli con funzioni generiche di “manovalanza” a quelli assoldati come “vedetta” durante i sopralluoghi e le fasi del furto; “autista” dei mezzi pesanti ove viaggiava la refurtiva oppure “movieri” per il recupero, dalla scena del crimine, dei materiali autori.

Sono in corso attive ricerche nei confronti di altri due componenti al momento irreperibili.

Durante l’operazione sono stati sequestrati visori notturni, indumenti per il travisamento (mefisti, guanti) nonché radio-trasmittenti, tutto materiale utilizzato per la commissione organizzata dei furti di rame.

La singolare ma acuta scaltrezza di tutti i componenti della banda era quella di condividere un linguaggio “criptico” con cui comunicavano tra loro il risultato dei sopralluoghi effettuati o concordavano le spedizioni furtive. Così: “tetto” significava “pannello solare”; “rifare l’intonaco”=“tagliare la recinzione” e così via…Tutto ciò sotto la copertura di una vera e propria impresa edile registrata a nome del capo.
Insomma, un astuto ed insidioso escamotage che, però, è stato svelato come un’equazione investigativa dai militari operanti.

Attraverso le indagini, i militari del Nucleo Operativo dei Carabinieri di San Benedetto del Tronto sono riusciti a ricostruire e addebitare alla banda criminale in argomento, le responsabilità in ordine ai furti di rame, consumati e tentati, presso impianti ubicati:
– in Acquaviva Picena, Contrada Forola, nel mese di novembre 2012;
– in Mosciano Sant’Angelo (TE), nel marzo c.a.;
– in Corridonia (MC), sempre nel marzo c.a.;
– in San Severino Marche e San Ginesio (MC), in aprile e maggio c.a.;
– in Torano Nuovo (TE), sempre nell’aprile c.a.