A Rio il problema si è amplificato sensibilmente con la diffusione, a partire dal 2000, del “crack”, una sostanza stupefacente altamente pericolosa per il grado di elevata dipendenza e d’istinti violenti che induce, disinibendo i principali centri di controllo del sistema nervoso centrale. Di conseguenza, spesso porta all’alienazione sociale o comunque a forme di psicosi.
L’associazione che dal 1985 sostiene l’ospedale – e di cui porta il nome – si è fatta promotrice del progetto, nella consapevolezza di dover affrontare il problema all’interno di una politica di salute pubblica: necessita del coinvolgimento di strutture e di professionisti che, lavorando in équipe, siano in grado di portare avanti un itinerario educativo, che abbracci dalla prevenzione al sostegno della famiglia, nonché tutte le fasi di trattamento con i pazienti.
Di qui l’esigenza di ristrutturare radicalmente un’ala dell’ospedale “São Francisco de Assis”, per destinarla a tale servizio. Alla realizzazione di quest’opera, dalla forte valenza sociale, si è giunti grazie al contributo economico della Conferenza episcopale italiana.
“Questa non è che una delle tante forme di sostegno che il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo – spiega il responsabile del Servizio, monsignor Giovanni Battista Gandolfo – porta avanti nei Paesi in via di sviluppo: un impegno caritativo che è il fiore all’occhiello della Chiesa italiana, con circa un migliaio di progetti approvati ogni anno. I finanziamenti? Derivano dai fondi dell’8 per mille, quindi sono frutto della fiducia che porta il cittadino italiano a firmare ogni anno la dichiarazione dei redditi per la Chiesa cattolica”.
In cifre si tratta di oltre 80 milioni di euro, che costituiscono la possibilità di sostegno a innumerevoli iniziative. “Sono essenzialmente tre gli ambiti della nostra presenza – spiega ancora monsignor Gandolfo -: quello sanitario, all’interno del quale ricade il progetto dell’ospedale di Rio, e dove il nostro sostegno va a quanti si prendono a cuore la prevenzione, la cura e l’accompagnamento dei più bisognosi; quello della formazione, con particolare attenzione alla donna: qui accompagniamo progetti d’inserimento scolastico, volti a favorire sia l’insegnamento basilare sia l’apprendimento di un mestiere; infine, il settore culturale, con il quale si cerca non solo di vincere l’analfabetismo, ma anche di favorire le condizioni per il conseguimento di un diploma o di una laurea, promuovendo quindi il sapere della persona”.