Il cardinale Ersilio Tonini, piccolo grande uomo. Anzi, un gigante.
Un gigante della fede. Non ci sono definizioni adeguate per descriverlo. Forse la più adatta a un prete a tutto tondo come era lui è quella di “parroco degli italiani”. Sì, perché la gente lo avvertiva così, come quel sacerdote a cui si potevano affidare i propri pensieri più intimi e da cui arrivavano i consigli più giusti, quelli più azzeccati.
Monsignor Tonini richiamava spesso i consigli preziosi ricevuti dalla mamma e da quella civiltà contadina dalla quale aveva appreso i rudimenti della fede.
Uomo di profonda cultura e grandissimo comunicatore, ha saputo sfruttare appieno i mass media, con l’ausilio di un linguaggio semplice, capace di parlare al cuore di chi lo ascoltava. E’ stato direttore del settimanale diocesano di Piacenza, la sua diocesi di origine, e poi presidente del Cda di Avvenire e commentatore dello stesso quotidiano cattolico. In compagnia del famoso giornalista Enzo Biagi, fu la tv a dargli fama nazionale, proprio quando si ritirò dalla guida della diocesi di Ravenna-Cervia. Sapeva trasmettere la gioia dell’esperienza cristiana. Affrontava ogni argomento. Non si tirava indietro su nulla. Anche per questo era amatissimo da tutti, credenti e non credenti. Inflessibile sulla dottrina, affrontava qualunque interlocutore con il desiderio di porsi prima di tutto con amore verso chi si trovava davanti.
Se poteva, non rifiutava i mille inviti che gli arrivavano nella sua casa-ritiro dell’Istituto “madre Teresa”, una sorta di piccolo Cottolengo della Romagna, da sempre la sua abitazione, dopo il trasferimento da Macerata.
Fu ospite, nel 2002, al convegno nazionale della Fisc che si tenne a Cesena e Cesenatico in occasione dei 90 anni del Corriere Cesenate. Si parlava di tempo libero, di sport e di divertimento nei luoghi del divertimentificio più sfrenato d’Italia. Era diventata di estrema attualità anche la questione dei preti pedofili, soprattutto legata a vicende statunitensi. Il cardinal Tonini non evitò alcun argomento, come suo solito. Ricordo benissimo una sua frase rimasta celebre: “Meglio dieci preti in meno che un prete sbagliato”. La crisi delle vocazioni, fu il suo concetto, non deve fare abbassare la guardia. Il sacerdote è un uomo di Dio e ha una grande responsabilità verso la gente, verso chi gli attribuisce fiducia, stima, si fida di lui.
Ho incontrato numerose volte monsignor Tonini. Gli ho fatto tante interviste.
La più bella fu quella che mi concesse nel suo studio. Era circondato di libri e giornali, soprattutto francesi e inglesi. Mi dedicò oltre due ore del suo prezioso tempo. Fu un’occasione straordinaria per me. Ero andato da lui per parlare di don Oreste Benzi. Stavamo uscendo con un libro che raccoglieva le lettere e le risposte del sacerdote riminese pubblicate sul nostro settimanale.
Come prefazione usammo l’intervista al cardinal Tonini dall’eloquente titolo, dedicato a don Benzi, “Un uomo pericoloso”. Gli chiesi se don Benzi era da annoverare tra i preti integralisti, viste le sue note posizioni sull’aborto. Questa fu parte della risposta del cardinale: “Se si dice che uno è integralista perché ha preso sul serio il Vangelo tutto intero, per grazia di Dio non possiamo non essere integralisti.
Se invece si dice che non ammettiamo nessun dubbio, che vediamo eresie dappertutto, si sbaglia. Nella nostra fede ci sono cose su cui siamo totalmente certi e altre su cui vi possono essere tante opinioni. In politica, ad esempio, vi sono mille pareri diversi. Quando sono in gioco valori profondi e basilari come quelli della vita dobbiamo essere forti e sostenere con coraggio la verità. Certo, se da me prete viene a confessarsi una ragazza che ha abortito, sarò il primo a incoraggiarla perché riprenda la propria vita, a incoraggiarla a sperare. Siano benedette queste creature (alla don Benzi, nda). Dicano pure che sono integralisti, dicano quel che vogliono, ciò che conta è che siano capaci di amare quelli che nessuno ama”. Chiarezza ed essenzialità, nell’espressione e nella vita.