Con la Messa finale di domenica 28 luglio, sulla spiaggia di Copacabana, cui hanno partecipato oltre tre milioni di giovani, si è chiusa, a Rio de Janeiro, la XXVIII edizione della Giornata mondiale della gioventù. Settemilasettecentosei gli italiani iscritti in rappresentanza di oltre 50 diocesi. Un numero che colloca l’Italia tra le prime nazioni con più iscritti. Per loro la Conferenza episcopale italiana, attraverso il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei (Snpg), ha come tradizione nelle Gmg, allestito “Casa Italia”, un luogo d’incontro, di ospitalità e di supporto anche tecnico e logistico per ogni giovane connazionale. Qui il Sir ha incontrato don Michele Falabretti, responsabile Snpg, chiedendogli di tracciare un bilancio della Giornata carioca.
Dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco e seguito tutti gli appuntamenti e gli eventi del programma, qual è l’eredità che lascia questa Gmg?
“Innanzitutto una forte esperienza missionaria nelle Chiese e diocesi brasiliane. Sono stati gli stessi giovani a dircelo e per loro è stata una vera scoperta. In tanti hanno scoperto un mondo, quello dei poveri, dei disagiati che è un mondo di grande apertura e disponibilità. I giovani sono rimasti impressionati dall’ospitalità di chi non ha nulla, ma che ti apre casa e ti mette a disposizione tutto quel poco che ha. Un altro aspetto che vorrei sottolineare, poi, è la capacità di Papa Francesco di smuovere, attraverso i gesti e le parole, le coscienze. I giovani restano affascinati dalla sua concretezza, quando chiede loro di muoversi, di non restare fermi, di uscire fuori per andare verso l’altro e di costruire la Chiesa e renderla più bella”.
Dalla cerimonia di accoglienza fino alla Messa di domenica, ci sono immagini, pensieri, segni di questa Gmg che le sono rimasti particolarmente impressi?
“Un primo fotogramma di questa Gmg è quello che ritrae Papa Francesco baciare la bandiera argentina. Mentre incontra i giovani si riavvicina alla sua terra. E toccare le radici, dicono gli antichi, significa ritrovare se stessi. Era evidente che si sentiva vicino a casa. Un secondo fotogramma riguarda la Via Crucis l’abbraccio dei giovani al Papa che bacia i bambini. La Croce viene intesa come la vicinanza e la prossimità di Dio. Della sera della Veglia ricordo l’esortazione ai giovani a essere atleti di Cristo, della necessità di allenarsi con la preghiera, i Sacramenti e la solidarietà. Di domenica, mi è rimasta impressa l’alba sulla spiaggia di Copacabana. Vedere sorgere il sole sulla baia è stato come vedere alzarsi su di loro la mano benedicente di Dio. Il sole che va a baciare i giovani in spiaggia mi ha fatto pensare alla speranza. E poi la spiaggia: aver fatto la Veglia e la Messa a Copacabana, in centro città, significa quasi aver riconsegnato i giovani alla loro storia”.
Il Papa ha parlato forte e chiaro ai giovani. Ma in che modo le sue parole e più in generale un evento come la Gmg interpella il mondo degli adulti?
“Quello della Gmg è un patrimonio da non disperdere. Anche noi adulti dobbiamo saper raccogliere l’entusiasmo di questo momento forte. La proposta alta, seguire Cristo, non essere cristiani di facciata, essere missionari, testimoniare il Vangelo, che Papa Francesco ha lanciato in questa Gmg, deve mettere al muro, dinanzi alle proprie responsabilità educative, anche la comunità degli adulti che non può sempre parlare di crisi e di soldi ma deve fare un passo deciso verso i giovani valorizzandoli e dando loro fiducia”.
Cosa riporta a casa la pastorale giovanile dall’esperienza di Casa Italia?
“Credo siamo riusciti a fare di questa casa una vera Casa e non un centro servizi. Abbiamo voluto che intorno a Casa Italia si formassero dei legami. Anche l’uso delle nuove tecnologie ci ha aiutato. In Casa Italia era disponibile il Wi-Fi per tutti così che potessero comunicare tra loro e con le famiglie. Abbiamo fatto in modo che si mettessero in comunicazione con casa e tra di loro. Attraverso Casa Italia in questi giorni si sono incontrati preti, ragazzi, vescovi. Si sono incontrate anche le diocesi. E non dimenticherei tutte le diocesi che in Italia si sono organizzate tra loro per stare in comunione con il Papa e Rio durante la Veglia di sabato e la Messa della domenica”.
Che impulso darà la Gmg al cammino della pastorale giovanile?
“Le Gmg devono entrare nell’ordinario della vita ecclesiale e di questo parleremo anche nel prossimo convegno nazionale del Snpg che si terrà a febbraio 2014 a Genova sul tema della cura educativa. Cercheremo di capire come superare una certa stanchezza di molti nostri educatori, di scoprire le ragioni di un impegno. Il patrimonio della Gmg non deve essere buttato via ma valorizzato all’interno della pastorale ordinaria”.