guardando con occhi pieni di stupore l’avventura personale di Chiara e poi quella delle sue amiche, non c’è dubbio che il punto di partenza visibile della sua vita sia stato Francesco di Assisi.
Questa fanciulla fin da adolescente fu attratta dall’esperienza religiosa ed umana del suo grande concittadino e volle seguire il suo esempio impegnativo nell’accoglienza totale del Vangelo e nell’ubbidienza alla Chiesa di Cristo. Amava definirsi “piccola pianta del beatissimo padre Francesco”, “piantolina di lui”, e rimane profondamente vero, come è stato scritto, che “ Chiara è la donna che era nata dall’anima di Francesco, la donna che si era fatta figlia; una immagine dolce e incantata che ne rifletteva il paradossale sogno di rinuncia e di amore…ha espresso Francesco nel suo volto femminile” (FF p.2215).
Naturalmente questo legame con il Poverello di Assisi è stato la causa esterna, l’occasione provvidenziale, l’impulso fortunato, che ha permesso allo Spirito Santo di operare in profondità nella vita di Chiara, portandola a compiere scelte coraggiose, nonostante le forti opposizioni presenti nella sua famiglia di origine e nel contesto sociale della sua città e del suo tempo.
Per la verità, bisogna anche dire che non erano mancati momenti positivi e belli fin dall’inizio della sua fanciullezza. La Leggenda di Santa Chiara ci dice che ella “aveva il gusto della santa orazione e la coltivava assiduamente…non avendo filze di grani da far scorrere per numerare i Pater noster (le nostre corone del rosario), contava le sue preghierine al Signore con un mucchietto di pietruzze” (FF 3159).
La mamma l’aveva educata amorevolmente fin da piccola alla preghiera. “Con cuore docile ricevette dalle labbra della madre i primi rudimenti della fede; e in pari tempo ispirandola e istruendola interiormente lo Spirito, quel vaso veramente purissimo si rivelò un vaso di grazie” (FF 3157).
La mamma e lo Spirito Santo! Ecco i primi educatori di questa bambina, destinata alla grandezza della santità cristiana. Sappiamo che lo Spirito opera ancora nella Chiesa e nelle nostre famiglie, mi chiedo però se le mamme del nostro tempo, ed anche le nonne, sono sempre attente alla educazione cristiana dei figli. L’esperienza insegna che i primi insegnamenti della fede e le prime preghiere si imparano sulle ginocchia della propria mamma. Guai se si dovesse perdere questa prima e fondamentale scuola di fede e di vita cristiana.
Mamme che mi ascoltate, ricordate che voi siete le prime maestre di vita e le più importanti educatrici della fede dei vostri figli. Voi educate con quello che siete, con il vostro modo di agire e con la vostra preghiera. Esigente e faticoso è questo impegno formativo, ma l’esperienza insegna che qui potrete trovare anche tante gioie spirituali e potrete raccogliere molte soddisfazioni, osservando la maturazione umana e religiosa delle vostre creature.
Chiara era stata fortunata perché, imparando in casa fin dall’infanzia la misericordia, si era formata ad avere “un animo sensibile alla sofferenza altrui, e si piegava compassionevole sulle miserie degli infelici” (FF 3158).
Crescendo poi volle imitare Francesco, considerato già fin d’allora nella Chiesa l’uomo nuovo (FF 3162), capace di dare slanci innovativi alla vita religiosa e suscitare entusiasmi generosi di dedizione caritativa.
Il fascino del Poverello si impose ben presto al punto che Chiara, avendo saputo di alcuni suoi discepoli martirizzati in Africa dai seguaci di Maometto, desiderò anch’ella di poter offrire questa suprema testimonianza di fede. Una persona attestò al processo per la canonizzazione che: “prima ancora che si infermasse, desiderava de andare alle parti del Marocco, dove si diceva che erano stati menati li frati al martirio” (FF 3042).
Con quale coraggio, ci chiediamo? Quando la fede è accolta con convinzione, allora arriva anche il coraggio e nulla riesce a fermare il cammino. Nella lettera a Ermentrude di Bruges Chiara scrive: “Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono” (FF 2914). Quanto è vero questo! Quando tutto va bene, ringrazia la fede che hai per continuare a fare del bene, e quando arrivano le difficoltà, allora aggrappati alla fede per non soccombere.
Anche l’esempio di Chiara incominciava ad imporsi, il suo fascino attirava, la voglia di imitarla si diffondeva. Nella Bolla di canonizzazione si legge: “Chiara si nascondeva, ma la sua vita era nota a tutti. Chiara taceva, ma la sua fama gridava. Si teneva nascosta nella sua cella, eppure nelle città si predicava di lei….non poteva avvenire che una lampada tanto vivida, tanto splendente, rimanesse occulta senza diffondere luce ed emanare chiaro lume nella casa del Signore” (FF p. 2221, nota).
Carissimi,
stiamo vivendo l’Anno della Fede voluto da papa Benedetto e confermato da papa Francesco. Se grande è il dono della vita fisica, altrettanto grande e prezioso è quello della fede. Ma sappiamo apprezzare e custodire questo dono?
Sì, la fede con la sua bellezza dovrebbe affascinare, ma noi siamo capaci di rimanere attrattati da questo dono? La fede con il suo mistero sa riempire il vuoto di una vita, ma noi forse ci lasciamo invadere dalle tenebre delle nostre oscurità. La fede con la luce di Cristo dona senso al cammino umano, ma noi forse nelle prove preferiamo parlare di destino cieco e di vita assurda. La fede suscita amore per l’esistenza e sprona a fare di noi un dono per gli altri, ma forse, come tanti non credenti, respiriamo la mancanza di gioia del vivere e sentiamo nausea per le molte cose, che non ci danno più gusto.
Ecco allora la domanda: Come sta la nostra fede? Ci sprona alla preghiera? Ci aiuta ad accogliere le prove con pazienza? Diventa sorgente di pensieri di bontà e di opere di solidarietà?
Chiara è stata un esempio, un esempio umile e grande di fede e di santità. E’ imitabile da chi ha coraggio e vuole veramente vivere e dare valore alla propria esistenza. La invochiamo perché sia anche una affettuosa protettrice della nostra fede e della nostra vita! Amen.
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