SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Agosto è tempo di vacanze per tutti. Ma c’è chi decide volontariamente di concedersi un periodo di riposo e chi, in maniera forzosa, deve decidere di rimanere a casa. In quest’ultima categoria rientrano i marittimi. Ormai da anni il mese di agosto coincide con il così detto fermo biologico che prevede uno stop di oltre trenta giorni per le attività di pesca, fatte salve le imbarcazioni della piccola marineria e quelle della pesca sportiva. Così anche per questa stagione il porto peschereccio sambenedettese ha chiuso i battenti il 5 agosto e non riaprirà prima del 15 settembre.
Anni addietro questa pausa è stata vista anche con benevolenza benché molti esperti si siano pronunciati sostenendo l’inutilità di tale iniziativa in quanto non è periodo di riproduzione. Ma con l’avvento della crisi del comparto marittimo il mese di stop è divenuto un peso insostenibile che grava sugli armatori e di conseguenza sui marittimi nel periodo, poi, di massima richiesta del mercato. Al danno si aggiunge anche la beffa. Il ministero ha previsto, già dalla scorsa stagione, una ripresa graduale nelle dieci settimane successive allo stop. In questo periodo, infatti, le imbarcazioni più grandi potranno tornare a calare le reti solo per due giorni a settimana. Questo ha messo sul piede di guerra l’intero comparto che ha tutta l’intenzione di far valere le proprie ragioni nelle sedi competenti.
Ad inasprire i toni, poi, ci si è messa anche la denuncia che le imbarcazioni croate stiano sfruttando il fermo dei colleghi italiani per battere ampie zone di mare Adriatico a loro favore. D’altronde in Croazia non è previsto nessuno stop e la richiesta, anche da parte dei consumatori nostrani, è alta.
I marittimi, comunque, chiedono solo di poter tornare a fare il loro mestiere il prima possibile. Ma l’Adriatico si sta sempre di più impoverendo, il pesce scarseggia e un mese di stop con dieci settimane di pesca calmierata non possono fare miracoli.