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Dentro e fuori le righe

Di paolo Bustaffa
“Ha concluso la sua vita terrena compiendo il gesto del buon samaritano”: queste le parole di Papa Francesco nel messaggio letto ai funerali di Eleonora Cantamessa, uccisa mentre prestava soccorso a un ferito riverso sulla strada di un paese bergamasco. Poi le parole del papà di Eleonora: “Proprio quarantasei anni fa celebravamo le nostre nozze su questo stesso altare, oggi accompagneremo Eleonora alla sepoltura. Tutto era stabilito nel progetto di Dio. Alla comunità di indiani esprimiamo il nostro fermo convincimento che nel disegno di Dio c’è anche il dono della redenzione e della rinascita, durante e dopo l’espiazione della pena per gli autori del tragico fatto”.
Molte volte anche dalla cronaca cosiddetta nera vengono messaggi imprevedibili, parole e gesti che penetrano nell’animo, suscitano domande, indicano direzioni per incontrare risposte davvero grandi.
La settimana che abbiamo alle spalle ha visto, come sempre, snodarsi molti fatti dolorosi e tristi che incollano il buio al mondo e rubano la speranza a molta gente.
Ma accade che improvvisamente in questa cappa nera si aprano degli squarci di luce che, pur nulla togliendo alla sofferenza umana, consentono di alzare gli occhi e di ritrovare la speranza e il significato ultimo della vita.
“Dio era con noi in quella cella. Ma a un certo punto ho pensato che fosse evaporato. Invece era sbagliato il modo in cui ci rivolgevamo a lui. Dio non fa patti, non è un supermercato. Questa è la lezione di Dio: bisogna saper attendere. Aspettare. Come Giobbe, che attende, perde tutto e lo riavrà moltiplicato per dieci”.
Nel gremitissimo teatro Carignano di Torino Domenico Quirico parla del suo sequestro in Siria. È il messaggio, semplice e straordinario, di un giornalista sequestrato e trattato brutalmente per molti mesi. Parole che fanno vibrare l’uditorio non certo per gli effetti speciali ma per i pensieri e le domande che suscita. Un teologo difficilmente riuscirebbe a far entrare Dio con tanta umile efficacia in un teatro e ancor più nella mente e nel cuore delle persone in ascolto.
A chi in televisione lo intervista dopo la lettera che gli aveva scritto Papa Francesco, Eugenio Scalfari risponde, con la sua onestà intellettuale, di non essere alla ricerca di Dio. Non una dichiarazione di superiorità e ancor meno di superbia ma una testimonianza che fa riflettere. Scalfari ha parlato di se stesso con lealtà. Anche Dio con la stessa lealtà lo ascoltava. Non è una battuta consolatoria o retorica perché lo stesso Papa Francesco, che ha scritto una lettera al giornalista, più volte ha ricordato che Dio cerca l’uomo anche quando questo si toglie o cerca di togliersi dal suo sguardo. La ricerca dell’uomo da parte di Dio è però un moto di tenerezza e di incondizionato rispetto della ragione e della libertà di ogni persona.
Ecco, molte volte la cronaca pone di fronte all’incrociarsi o all’allontanarsi di sguardi tra l’uomo e Dio. C’è una comunicazione invisibile e silenziosa che si affianca a quella visibile e rumorosa dei media. L’una non esclude l’altra, anzi l’una quasi cerca l’altra. Sta soprattutto a chi legge, ascolta o vede, scavare dentro le righe, le parole le immagini per trovare segni di speranza.
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