Dopo un paio di giorni di negoziati serrati a Ginevra, il segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri russo hanno trovato un accordo sull’eliminazione dell’arsenale chimico in Siria. L’intesa verrà inclusa in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che prevederà sanzioni economiche per la Siria in caso di violazione del protocollo. La Russia ha infatti chiarito che si opporrebbe a ogni ipotesi di intervento armato. Il regime di Assad non ha ancora ufficializzato la sua adesione al piano russo-americano, ma ha espresso soddisfazione per l’esito dei negoziati. Damasco ha una settimana per presentare la lista di tutte le armi chimiche possedute. Dovrà poi permettere che gli ispettori Onu accedano liberamente e senza restrizioni in tutti i siti e dare inizio all’opera di distruzione delle armi chimiche. È un piano molto impegnativo, ma certamente preferibile per Assad rispetto all’intervento armato americano.
A ben vedere, tutti e tre gli attori coinvolti nella vicenda hanno guadagnato qualcosa da questo accordo, che infatti è stato raggiunto molto velocemente, dopo che la diplomazia russa lo aveva proposto all’inizio della scorsa settimana. Chiaramente, il principale vincitore è Vladimir Putin, che è riuscito a evitare l’intervento americano ai danni dell’alleato Assad; ha rilanciato il ruolo della Russia come interlocutore fondamentale per il raggiungimento dell’ordine in Medio Oriente e non solo; è riuscito a farsi ringraziare implicitamente dagli Stati Uniti, che senza l’iniziativa russa non sarebbero riusciti ad uscire dalla brutta situazione in cui si erano cacciati. Tutto sommato, ha vinto un po’ anche Obama, o sarebbe meglio dire che, proprio grazie alla svolta russa, è riuscito a non perdere. Infatti, dopo che la Casa Bianca si era cacciata in una vicolo cieco minacciando un intervento senza vere prospettive politiche, che buona parte del Congresso non voleva, e di cui non era convinto neppure lo stesso Presidente, adesso si ha una buona ragione per evitare una simile azione avventata senza perdere la faccia. Infine, ha vinto ovviamente anche Assad, che ha scampato il pericolo dell’intervento franco-americano e può adesso concentrare le sue forze nella guerra contro i ribelli.
Per chi fosse interessato alle sorti generali del conflitto siriano, peraltro sempre più internazionalizzato, è necessario chiarire che l’accordo raggiunto a Ginevra non conduce immediatamente e necessariamente a una conclusione negoziata della guerra. La guerra continua, e anzi è necessario vigilare affinché la procedura di controllo e progressiva distruzione delle armi chimiche non venga utilizzata da Assad per prendere tempo, nascondere una parte dell’arsenale, tendere ulteriormente la corda, preparare trabocchetti alle diplomazie occidentali. L’accordo può costituire però una buona base di partenza per cercare una sistemazione più ampia sul conflitto, che potrebbe poi essere ufficializzata in sede Onu. Si tratta di lavorare sugli interessi comuni attraverso un sapiente lavoro diplomatico. Purtroppo in casi di guerra come questi non si può contare troppo sull’umanità delle parti in conflitto, ma se già si giungesse ad una combinazione degli interessi in grado di far tacere le armi sarebbe un grande risultato.
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