FRANCIA – Entro la fine del mese di settembre, il ministero francese per i Diritti delle donne dovrà creare e dare grande visibilità ad un sito Internet pubblico rivolto alle donne e dedicato all’interruzione volontaria della gravidanza.
È il Consiglio Superiore per la parità tra uomini e donne ad esprimere questo avviso in un rapporto adottato lo scorso 12 settembre in assemblea plenaria. Il Consiglio superiore ritiene che “una informazione affidabile e accessibile è essenziale per garantire il diritto all’aborto per le donne” ma nel rapporto si afferma che “su Internet le organizzazioni anti-aborto sono più visibili e accessibili”. Da qui la richiesta allo Stato perché si adoperi ad “innovare e adattare l’informazione e la comunicazione in materia di aborto su internet”. Quattro le raccomandazioni contenute nel rapporto: creare un sito internet istituzionale dedicato all’aborto e rivolto in modo particolare alle donne; attivare un numero verde a quattro cifre, anonimo e gratuito; creare una équipe Ivg ed organizzare la prima campagna nazionale di informazione sul diritto all’aborto. Ecco la reazione di Caroline Roux, segretario generale di Alliance Vita, un’associazione che dal 1993 opera in campo bioetico.
È il Consiglio Superiore per la parità tra uomini e donne ad esprimere questo avviso in un rapporto adottato lo scorso 12 settembre in assemblea plenaria. Il Consiglio superiore ritiene che “una informazione affidabile e accessibile è essenziale per garantire il diritto all’aborto per le donne” ma nel rapporto si afferma che “su Internet le organizzazioni anti-aborto sono più visibili e accessibili”. Da qui la richiesta allo Stato perché si adoperi ad “innovare e adattare l’informazione e la comunicazione in materia di aborto su internet”. Quattro le raccomandazioni contenute nel rapporto: creare un sito internet istituzionale dedicato all’aborto e rivolto in modo particolare alle donne; attivare un numero verde a quattro cifre, anonimo e gratuito; creare una équipe Ivg ed organizzare la prima campagna nazionale di informazione sul diritto all’aborto. Ecco la reazione di Caroline Roux, segretario generale di Alliance Vita, un’associazione che dal 1993 opera in campo bioetico.
Era veramente necessario un sito di informazione pubblica sull’aborto?
“Ad Alliance Vita, noi osserviamo che da molti anni l’informazione rivolta alle donne che si trovano a vivere gravidanze impreviste e che si chiedono se la vogliono portare avanti, si è nel tempo deteriorata. D’altra parte la legge del 2001 ha soppresso l’informazione obbligatoria sugli aiuti alla maternità nel corso dei colloqui per accedere alla Ivg. Quindi anche noi avvertiamo l’esigenza di parlare di informazione ma denunciamo il modo ideologico in cui il governo è intenzionato a darla, un’informazione cioè centrata sull’aborto, indicando associazioni che sono notoriamente militanti come il ‘Mouvement français pour le planning familial’ (Mfpf)”.
Quindi che cosa accadrà: una donna si accorge di aspettare un bambino, non vuole questa gravidanza e va su internet. A questo punto che cosa trova?
“Si troveranno un sito pubblico ma se si affronta questa tematica da un solo punto di vista, si rischia di non rispondere alle domande che realmente pongono le donne. A Sos Bébé, il nostro servizio di aiuto e di ascolto sulle questioni legate alla maternità, noi ci troviamo di fronte a delle vite umane, a storie di donne molto intime che rimandano alla loro vita personale, al loro rapporto con la maternità, con il partner, con la paternità. Sono storie che risentono spesso anche dell’influenza di un entourage familiare che va conosciuto e valutato. Per non parlare poi delle preoccupazioni pratiche e materiali”.
Voi che cosa proponete?
“L’informazione per essere oggettiva e non di parte, deve proporre anche soluzioni alternative alla Ivg. Si tratta allora di aprire spazi di dialogo in cui la donna possa confidare la sua situazione. Nella nostra esperienza, per esempio, verifichiamo che spesso le donne ignorano tutti i dispositivi di aiuto che esistono. E ignorano anche quanto un aborto volontario possa incidere psicologicamente sull’esistenza”.
Sta dicendo quindi che la questione è molto più complessa e non può essere risolta con un sito Web?
“Non ci sono situazioni nere o bianche. In questi ultimi anni abbiamo visto per esempio che 2 terzi di donne che abortiscono, dicono di averlo fatto come metodo contraccettivo. È un dato importante. Spesso poi la donna subisce anche una pressione da parte dell’uomo che non la lascia libera nella sua scelta. Anche questo è un aspetto da valutare soprattutto quando si rivendica l’uguaglianza tra uomo e la donna. Spesso noi ci troviamo a dover proteggere la donna dandole la possibilità di intraprendere una decisione libera, senza influenze esterne, senza conflittualità. Non è semplice come sembra”.
Che cosa chiedete?
“Noi chiediamo un’informazione equilibrata e che il potere pubblico giochi il suo ruolo di accompagnamento, tenendo conto della complessità delle situazioni e quindi della prevenzione. E inoltre chiediamo al governo di mettere in atto un dispositivo per proteggere le donne dalle pubblicità ingannevoli che promuovono l’aborto illegale e clandestino sui siti Internet facendo commercio di prodotti abortivi pericolosi per la salute delle donne”.