Di Francesca Addarii
Questo è il primo slogan che sento gridare dentro, sulla strada di ritorno da Sichem, oggi chiamata Montemonaco.
Attenti, nel senso di “abbiate cura di quei giovani”, ma anche “attenti” in quanto i giovani sono creatori di novità, di cambiamento, o perché no, stravolgimento.
Per un weekend, Sichem diventa il luogo dove l’ordinario delle nostre “polverose” realtà parrocchiali si fa, con un semplice soffio, stra-ordinario.
Sono gli “amici del Laboratorio Giovani”*(così si firmano) a convocare, come Giosuè, i giovani rappresentanti di tutte le tribù della Diocesi, di cui alcune giunte a destinazione, mentre altre, forse, ancora in cammino.
Sono sempre loro a prenderci da “oltre il fiume e farci percorrere” (Gs 24, 3) un piccolo tratto di strada insieme, alla ricerca comune di un cammino di Pastorale Giovanile Diocesana, fatto di approfondimenti e confronti sulla Parola, spiritualità, scambi di vissuti ed esperienze parrocchiali, e convivialità. Una Pastorale Giovanile – da quanto è emerso durante gli incontri – che negli ultimi anni, ha fatto fatica a trovare il modo di “essere cibo” per quei giovani “affamati”, e forse, ha atteso di avere la ricetta più invitante per loro, piuttosto che rischiare di dare un cibo che non sfama.
Perché sfamare i giovani non è semplice: essi chiedono realtà concrete e proiezioni future, proposte nuove ma non preconfezionate, educatori appassionati e non professori della vita, figure decise ma non condottieri, identità forti ma soprattutto vere.
Insomma, i giovani chiedono di “vedere prima con i loro occhi” nei loro genitori, nei loro insegnanti, nei preti ecc… ciò che quegli adulti pretendono da loro: solo così è possibile passare da un instabile “dover” essere ad un autentico “voler” essere.
E Sichem si è rivelato proprio un momento per tastare la “fertilità del terreno”, raccogliendo i primi orientamenti e alcune sollecitazioni in vista di un’instancabile semina e, magari, di un buon raccolto.
A Sichem è stato “tempo della speranza” ma non ancora di mandati, missioni e testimonianze, obiettivi fissati per i prossimi 3 appuntamenti previsti per il prossimo anno.
Una speranza, e anche una scommessa, la nostra, di trasformarci in “grande pietra” (Gs 24, 27), mantenendo quella forza, volontà e determinazione necessari per essere fondamento di Qualcosa di Grande.
Siamo effettivamente pronti per questo?
Solo con il coraggio di “tornare ognuno alle nostre eredità” (Gs 24, 28), e di testimoniare con fermezza il messaggio di Sichem nelle comunità di appartenenza, che potremo anche solo progettare una simile fatica.
E solo essendo “un po’ furbi, un po’ ingenui” ma soprattutto riconoscendo di essere “peccatori al quale Dio ha guardato” (Papa Francesco), che sarà possibile servire sinceramente il Signore: questo il richiamo del vescovo Gervasio, giunto a Sichem nel pomeriggio di domenica, il quale si è rivolto a tutti noi con parole dirette da “cuore a cuore”!
(*): Don Pierluigi Bartolomei, Don Guido Coccia, Don Luca Rammella, Don Andrea Spinozzi, Don Gianni Capriotti, Don Roberto Traini, Don Giuseppe Giudici, Don Matteo Calvaresi.
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