L’Ac è in cammino verso la XV Assemblea nazionale dal titolo: Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere. Il convegno dei Presidenti e Assistenti diocesani, del 27-29 settembre, sul tema Ascoltare la vita, raccontare la Parola. L’AC per la missione della Chiesa, ha rappresentato un appuntamento fondamentale che ha dato inizio al percorso assembleare, con un contributo di riflessione e confronto sui temi e contenuti, che esprimono una scelta di orizzonte verso cui camminare e orientare i passi dell’associazione.
“Ascoltare la vita, raccontare la Parola” è stato il tema scelto per il Convegno dei presidenti e assistenti unitari diocesani di Ac. Dalla tavola rotonda abbiamo ascoltato i racconti di vita di Silvia Landra, psichiatra e direttrice della Fondazione Casa della carità che incontra i detenuti, Suor Anna Amelia, delle Piccole sorelle di Charles di Foucauld la prima “suora delle giostre” d’Italia, di Giuliano e Donatella e il dramma della perdita del lavoro e la speranza di reinvestire in un progetto imprenditoriale, del maestro Ambrogio Sparagna, il fondatore dell’Orchestra popolare italiana, dove l’importante è stare insieme con un progetto anche se non si sa cantare. Vita raccontata per rilanciare la speranza, vite ordinarie di straordinaria quotidianità. Essere di AC è essere impegnati per l’evangelizzazione, per raccontare a tutti le meraviglie di Dio, nella vita di AC c’è l’ordinarietà della vita in famiglia, nella parrocchia, nella città ma c’è anche la straordinarietà delle esperienze della cultura, del problema del lavoro, delle frontiere della vita. Il rischio della chiusura, ci è stato ricordato, non è del Dna dell’Ac, orientata all’apostolato. Ce lo ha ricordato Sabino Chialà, monaco di Bose, nella meditazione del brano biblico che guida il cammino associativo annuale. Il banchetto è pronto e compito degli annunciatori è di andare fino agli “attraversamenti”, là dove gli uomini transitano, uscire fuori dai luoghi degli adetti ai lavori per cogliere quali siano i crocicchi degli uomini, le sofferenze che patiscono, le idee che li arrovellano. Tutti sono invitati e tutti possono entrare, tante volte noi poniamo condizioni all’ingresso ma Dio non ha paura che l’indegno possa contaminare gli spazi comunitari, offre il banchetto e alla fine c’è la risposta di libera accettazione: l’abito nuziale o non c’è.
Questo è il tempo in cui è necessario raccontare, un tempo di cambiamenti che toccano tutti ci siamo detti. Cambia la realtà ecclesiale, la figura del presbitero, la Chiesa locale che lo sarà se saprà localizzarsi dentro la storia, come Ac ci viene chiesto di stare dentro la realtà in cambiamento con una dinamica comunionale. La dimensione spirituale e dell’interiorità, l’attenzione al rapporto tra locale e universale segno dei tempi che viviamo, l’evangelizzazione e l’iniziazione cristiana riscoprendo che è la comunità il soggetto che evangelizza, non è un’opera individualistica, sono i temi messi a fuoco nei gruppi di confronto. L’esperienza di AC è un’esperienza bella per tutte le età perché ogni persona sia aiutata a diventare nuova in Gesù Cristo, che se tale va sostenuta e condivisa: la corresponsabilità è una delle parole chiavi dell’esperienza associativa. Persone nuove attente e partecipi della vita del proprio paese, formate a nuovi stili di vita per il bene comune, perciò come “presidenti e assistenti diocesani dell’Azione Cattolica, nella responsabilità di un’associazione radicata su tutto il territorio nazionale e che giorno per giorno misura le ansie, le attese e la domanda di futuro di tanti italiani, sentiamo il dovere, come cittadini cristiani, di non tacere di fronte a quanto accade. Per questo a tutti chiediamo responsabilità e generosità, nel ricostruire la tela della speranza e restituire dignità a chi vive le troppe fatiche del tempo presente. A quel che resta della nostra classe politica, alle sue forze migliori chiediamo con forza di governare il Paese, di adoperarsi in modo adeguato, giusto e di largo respiro mediante interventi mirati a tutela innanzitutto delle situazioni più gravi, di promuovere condizioni di vita più solide per le famiglie e di garantire un futuro per le prossime generazioni. È questo il suo mandato, e non può essere più eluso”.
Questi impegni l’Ac è chiamata a viverli, a condividere la vita delle persone e la gioia di vivere nella novità dell’essere persone nuove in Cristo, l’Ac unitaria, solidale, corresponsabile nella gioia, mandata a annunciare fino ai crocicchi, attenta ai carismi e doni che emergono nella Chiesa, educatrice di una visione comunionale che edifica la Chiesa e il paese, capace di discernimento e profezia. Viviamo un tempo nuovo e in questo oggi come comunità associativa ci inseriamo e camminiamo perché è per noi compito e dono e “il futuro dell’Ac dipende proprio dalla capacità dell’associazione di continuare a formare uomini liberi e responsabili, credenti impegnati in un cammino permanente di crescita nella fede e in umanità”. Monica Vallorani Presidente Diocesi San Benedetto, Ripatransone, Montalto
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