Emoziona con le parole semplici, ma pure con la sua capacità di ascoltare, farsi prossimo agli ultimi, alle “periferie esistenziali”. La presenza dei poveri e dei malati è stata uno dei tratti conduttori della visita apostolica di Papa Francesco ad Assisi. Cominciata proprio con tre quarti d’ora dedicati a salutare, uno per uno, i bambini e ragazzi ospiti dell’Istituto Serafico, centro che accoglie minori con gravi disabilità fisiche e mentali fondato nel 1871 dal beato Ludovico da Casoria. In questi bambini e ragazzi “troviamo le piaghe di Gesù”, da detto il Papa dopo aver accantonato il discorso preparato per l’occasione, facendo eco alle parole poco prima pronunciate dalla presidente dell’Istituto. “Il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù”, perciò “Gesù nascosto nell’eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltati” da coloro “che si dicono cristiani”.
Poco dopo i poveri, incontrati nella sala della spoliazione e, nuovamente, a pranzo al Centro di prima accoglienza della Caritas, che si trova nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli. Qui è arrivato all’ora in cui solitamente gli ospiti si mettono a tavola, accompagnato dal vescovo Domenico Sorrentino e dal direttore della Caritas diocesana, padre Vittorio Viola. Per suo espresso desiderio il seguito papale è rimasto al Sacro Convento: non voleva un momento formale, ma una semplice condivisione del pasto con i poveri.
Sulla porta è venuta ad accoglierlo una bambina di 6 anni (ospite, con la sua mamma, del Centro di accoglienza) che – con la semplicità dei piccoli – lo ha preso per mano e lo ha portato a tavola, sedendosi poi al suo fianco. Il pranzo “è stato un momento molto intenso, caratterizzato da una profonda umanità e dalla semplicità dei gesti”, racconta al Sir padre Vittorio Viola. “Per tutti – prosegue – è stata un’occasione di consolazione: c’erano persone cui la vita ha inferto ferite molto profonde e per esse è stata un balsamo la visita del Papa”. Come già la mattina al Serafico, Francesco ha “ascoltato molto e risposto con parole semplici, mostrandosi disponibile con tutti, accogliendo le lacrime, i canti, le poesie di uomini che vivono in strada”.
Gli ospiti non erano solo cristiani, anzi, per circa la metà musulmani (compresa la bimba che l’ha accolto), provenienti da ogni parte d’Italia ma pure da Costa d’Avorio, Nigeria, Marocco, Albania, Kosovo, Filippine e India. Rispecchiavano quanti, sempre più numerosi, in ogni parte del Paese ogni giorno vanno ai centri d’ascolto della Caritas in cerca di un pasto caldo e di una parola di conforto. In 55 si sono seduti attorno al tavolo fatto a “L”, con in mezzo il Papa. “La parola più frequente era il grazie”, riferisce padre Viola; “sentivano nella presenza del Papa la carezza di Dio”. E non sono mancate manifestazioni di pentimento “quasi come una confessione pubblica”. Papa Francesco ha ascoltato quanti sono “stati spogliati in questo mondo selvaggio che non dà lavoro, che non aiuta; cui non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà”, come aveva riconosciuto la mattina in vescovado. Con le sue parole ha accarezzato i cuori. Espressione vivente della misericordia di Dio verso gli ultimi.
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