“Quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione alla crisi?”. Così Papa Francesco, lo scorso 4 giugno, levava la sua voce per il popolo siriano, durante un incontro del Pontificio Consiglio Cor Unum. Una voce che è tornata a levarsi più volte nel corso di questi ultimi mesi e che ha trovato, e trova, in “Ats Pro Terra Sancta”, l’organizzazione non governativa della Custodia di Terra Santa, un valido strumento di sostegno agli sfollati interni siriani. Ats, infatti, è una delle poche Ong, se non l’unica, che si occupa di coloro che in Siria, a causa del conflitto, sono stati costretti a lasciare lavoro, terre e casa per trasferirsi in altre città e villaggi del Paese in cerca di sicurezza.
Un esercito di 11 frati. “La Siria – dice al Sir Tommaso Saltini, direttore di Ats – si trova coinvolta in un conflitto sempre più crudele, molti sono riusciti a fuggire, ma sono ancora tantissime le persone che abitano il Paese. Le loro difficoltà si fanno ogni giorno più grandi specie per trovare alimenti e medicine. Quelle che si trovano sono fatte in maniera artigianale dalla gente locale, oppure si prendono al mercato nero”. A questo si aggiunge la “mancanza assoluta di sicurezza. La vita quotidiana a Damasco è possibile solo nel centro città, dove ci si può muovere, ma non fuori del centro urbano – spiega il direttore – spostarsi da Damasco e Aleppo è diventato pericolosissimo. Il conflitto al momento ci consente di avere contatti solo con i frati di Damasco e Lattakiah, le altre zone, come Aleppo e i villaggi dell’Oronte, nel nord della Siria, sono isolati”. Il Nord del Paese – come confermato dagli stessi frati – è impossibile da raggiungere ed è tutto in mano a i ribelli. Sono proprio queste le zone più colpite dalla violenza, e dove i francescani ospitano il maggior numero di rifugiati. “Ma il costo della vita è inevitabilmente aumentato, e dar da mangiare a tutti diventa ogni giorno più difficile”. I frati continuano – instancabili – a pagare gli affitti delle case e a curare i malati. A volte però diventa un’impresa. Ats è rimasta l’unica a prestare aiuto alle persone rimaste in Siria potendo contare sulla presenza, lunga 800 anni, dei francescani della Custodia di Terra Santa. Una piccola ma ramificata presenza. Continua Saltini: “Sono 11 i frati rimasti a prendersi cura della popolazione nelle sedi di Aleppo, Azizieh, Damasco, Lattakiah, Kanyeh. L’unico convento che abbiamo dovuto abbandonare è quello di Ghassanie che a giugno scorso ha subito un attacco nel quale ha perso la vita padre François Mourad, religioso che collaborava con i frati. Adesso stiamo cercando di mandare in Siria altri due frati ma è difficile. Il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha chiesto ai frati di restare e questo è un forte segno di vicinanza alla popolazione”.
Una valida organizzazione. Fin dall’inizio della guerra, i francescani hanno creato 4 centri di accoglienza, che danno da dormire a centinaia di persone, e provvedono ai bisogni primari (cibo, vestiti e medicine) di almeno 400 persone ogni giorno. Ogni mese circa 50 famiglie vengono aiutate a cercare nuove case. Ma si tratta di numeri che crescono di giorno in giorno. Come i bisogni della gente. Una solidarietà che sfida le armi e la violenza e che riesce a segnare tante piccole vittorie. “Quasi tutti i nostri conventi sono stati danneggiati più o meno gravemente. Nonostante ciò si cerca di andare avanti promuovendo attività come il catechismo e iniziative pastorali per tutti. Ma la paura resta elevata a causa dei cecchini e di attentati. In ogni convento – continua il racconto del direttore di Ats – ospitiamo centinaia di persone, senza differenze religiose, alloggiate nei corridoi, stanze e ambienti vari. La gran parte delle relazioni sono buone anche perché in Siria cristiani e musulmani hanno sempre convissuto in armonia e questo si vede anche nella condivisione dei pochi beni che hanno”. Rispondere ai tanti bisogni con i pochi mezzi a disposizione richiede una valida organizzazione interna ed è per questo che “insieme ai frati collaborano religiosi, religiose e laici. Ci sono turni di servizio e comitati misti, religiosi e laici, per vagliare tutte le richieste di aiuto”. Da qui la richiesta di contributi con la campagna “Emergenza Siria” avviata già da tempo. “Gli aiuti finanziari vengono convogliati a Beirut dove ci sono i nostri frati che fanno spola con la Siria per portare alimenti, medicine e quant’altro riusciamo ad acquistare. Chi vuole aiutarci può farlo: con 21 euro, si può fornire un kit completo di medicine per 4 bambini, con 35 euro è possibile garantire il fabbisogno alimentare di una famiglia di 4 persone per una settimana, con 63 euro si garantisce assistenza sanitaria completa a 2 neonati, con 150 euro si può sostenere una famiglia di 3 persone per due settimane. Molte cose restano da fare – conclude Saltini – il popolo è allo stremo”. Chi volesse contribuire può consultare il sito www.proterrasancta.org