Tra uliveti e aranceti. I 33 ragazzi sono accolti nella casa per esercizi spirituali estivi “Alì-Mantelli” della parrocchia di San Pietro, tra gli uliveti e gli aranceti tipici delle campagne siciliane, a 3 km da Caltagirone. Armati di secchi e ramazze i volontari hanno riaperto le stanze già chiuse per l’autunno, aggiunto letti a castello, spolverato le statue della cappellina e organizzato un servizio di catering per i pasti. A breve si arriverà a una forma di autogestione anche per la cucina. Sono stati coinvolti una dozzina di operatori che si alternano notte e giorno. Tra questi, psicologi, mediatori culturali e linguistici. Don Luciano invece, almeno per i primi tempi, farà servizio ininterrotto, dalle 6 del mattino alle 3 di notte. All’iniziativa, condivisa con le amministrazioni locali, collaborano anche altre realtà sociali del territorio, come Save the children e l’Arci.
Ora iniziano a sorridere. “Sono arrivati stanchi e stremati. Dopo giornate tumultuose e difficili la priorità è farli rilassare. Ora iniziano a sorridere un po’”, racconta il direttore della Caritas di Caltagirone. Vengono organizzati laboratori di didattica per conoscere la geografia dell’Italia e la società italiana, iniziative sportive, laboratori di pittura. In contemporanea sono iniziati i colloqui personali, per conoscere le storie e aiutarli a contattare i parenti sparsi per l’Europa. “Nessuno vuole restare in Italia – precisa don Luciano -. Staranno da noi 20/25 giorni, poi inizierà l’iter di riconoscimento ufficiale come minori stranieri non accompagnati. La loro speranza è tornare a vivere una vita normale, ma non in una casa di accoglienza”. Don Luciano non vuole che accada come in alcuni centri minorili, dove i ragazzi “vengono visti con la forma e il colore dell’euro”: “Noi vogliamo risanare i cuori in modo diverso. Ho chiesto a tutti gli operatori di guardarli negli occhi: la cosa più importante è stare loro accanto, far sentire il nostro affetto”. Per questo sta selezionando con cura i volontari: “Abbiamo tantissime richieste ma non prenderemo tutti. Non vogliamo che la gente venga solo per farsi vedere accanto a loro. La solidarietà si fa con il cuore, senza mostrarsi, come ci ha ricordato il Papa a Cagliari”.
Coinvolta tutta la diocesi. A breve saranno organizzate gite, uscite per il paese, ma per il momento don Luciano preferisce non lasciarli soli. Sa bene che il rischio di fughe, in questi casi, è molto alto. “Se vogliono possono uscire – dice -. Capisco che hanno attraversato deserti e difficoltà enormi e che nei loro Paesi sono considerati adulti. Sono ragazzi svegli, intelligenti. Ma per noi sono minorenni. E fanno anche tanta tenerezza”. L’intera diocesi di Caltagirone appoggia con convinzione l’iniziativa. Il vescovo, monsignor Calogero Peri, l’ha descritta come “una nuova opportunità di impegno e di testimonianza di umanità e di fede”: “Vogliamo vivere questo momento facendo del nostro meglio, non come un gesto di accondiscendenza, di bontà, ma come un gesto sacramentale. Questi ragazzi rappresentano tutti quelli che hanno vissuto, vivono e vivranno il dramma delle tragedie del mare”.